Fonte:
Repubblica
Autore:
Azzura Giorgi
«Oggi viviamo nuovamente nella paura e nell’incertezza di fronte a un antisemitismo che si ripropone e rinforza». Noemi Di Segni, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, lo dice quasi alla fine del suo discorso. È un allarme che lancia dall’arengario di Palazzo Vecchio, dove parla in occasione del 79° anniversario della liberazione di Firenze dal nazifascismo. Viene interrotta dagli applausi. Anche quando sottolinea che non possono essere accettate «come pari libertà le manifestazioni di apologia del fascismo, di nostalgia e rievocazione di un regime che ha avvelenato per un ventennio l’Italia. Il fascismo deve essere riconosciuto come il male assoluto per l’Italia tutta». Così in un 11 agosto iniziato, come ogni anno, alle 7 coi rintocchi della Martinella dalla torre di Arnolfo a Palazzo Vecchio, Di Segni guarda al presente senza dimenticarsi, mai, il passato. E ribadisce un «no», forte, «a un ritorno della legittimazione nostalgica, o alla leggerezza di atti e approcci che ricordano il nazifascismo, e che si insinuano nelle pieghe del quotidiano». Annuncia che il prossimo 20 settembre Firenze sarà capo fila della giornata europea della cultura ebraica mentre il 25 aprile 2024, ricorda il sindaco, Dario Nardella, sarà inaugurato «il primo museo diffuso della Resistenza fiorentina, un progetto nato da un’idea del partigiano Silvano Sarti che metterà in risalto questo straordinario patrimonio di memoria collettiva». Nardella parla davanti ai sindaci della Città Metropolitana, alla giunta di Palazzo Vecchio, parte di quella regionale, ai parlamentari Pd Federico Gianassi e Dario Parrini, alle autorità civili, religiose e militari della città. Poco prima, alla cerimonia in piazza Unità d’Italia, c’erano anche il leader di Iv Matteo Renzi e un paio di presenze del centrodestra: il senatore FdI Paolo Marcheschi e il capogruppo leghista in Comune Federico Bussolin. Assente il capogruppo di FI in Regione, Marco Stella, che aveva confermato la sua presenza nei giorni scorsi. Dall’arengario, dove siedono il presidente di Regione Eugenio Giani (che ricorda il valore della memoria e quell’li agosto che «non fu una festa, perché i combattimenti durarono ancora 20, durissimi, giorni. Ma è una data che vuol ricordare il duro prezzo pagato da Firenze»), la presidente di Anpi Firenze Vania Bagni e Di Segni, Nardella sottolinea «il legame storico e indissolubile tra fascismo e nazismo» e ricorda che «nei giorni della liberazione di Firenze Sandro Pertini era in città, ando in una tipografia in via San Gallo per stampare la prima edizione dell’Avanti e scrisse un editoriale dal titolo `Liberazione’. Con lui — continua il sindaco — voglio ringraziare il presidente Mattarella che non ha mai fatto mancare l’impegno e la voce per ricordare che la Costituzione italiana è repubblicana, democratica ma soprattutto antifascista». C’è un lungo applauso. Poi dalla presidente Anpi Vania Bagni arriva una richiesta: «Non dobbiamo arrenderci al vento che soffia, La presidente delle Comunità ebraiche italiane alla cerimonia per ricordare la Liberazione della città ma mantenere ferma la capacità di indignarsi e di guardare al futuro con fiducia anche imparando dagli errori, ma scegliendo sempre da che parte stare». Pensa al presente, a un «universo di nuovi fascismi che è ampio» e dice che Firenze pub «essere un laboratorio politico che rifonda sé stesso sostenendo altre strategie, a cominciare dalla richiesta di apertura del dialogo e di negoziati di pace, così come pretendere la salvaguardia dei diritti fondamentali delle persone a cercare una via migliore al di fuori dei propri Paesi d’origine». Poi guarda una sedia vuota in prima fila, sopra c’è una rosa. È quella riservata al partigiano “Marco”, Leandro Agresti, morto a metà luglio. Lo hanno ricordato tutti, anche con gli applausi, alzandosi in piedi. E Bagni conclude: «Partigiani si è per tutta la vita. Tocca a noi tenere presente che libertà e liberazione sono un compito che non finisce mai».
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