13 Luglio 2023

Saluto romano, a Milano tredici condanne a quattro mesi

Per aver fatto il saluto romano sono stati condannati a quattro mesi di reclusione tredici esponenti dell’estrema destra finiti a processo a Milano.

I reati contestati sono manifestazione fascista, incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali” e, oltre al saluto romano, il cosiddetto “appello del Camerata”. Il caso risale al 29 aprile 2018, alla manifestazione non autorizzata in memoria di Sergio Ramelli (militante del Fronte della gioventù ucciso a Milano nel 1975).

I militanti di estrema destra

I tredici militanti di estrema destra sono stati condannati dai giudici della Terza sezione penale di Milano anche a 300 euro di multa, oltre che al pagamento delle spese processuali. Tra gli imputati per la violazione dell’articolo 5 della legge Scelba del 1952 e della legge Mancino del 1993 spiccano Gianluca Iannone (leader di CasaPound), Duilio Canu (all’epoca vice segretario nazionale di Forza Nuova) e Stefano Del Miglio (Lealtà Azione).

Secondo la Digos di Milano i tre “conducevano il corteo non autorizzato” composto da circa duemila persone. L’itinerario prevedeva l’arrivo dei manifestanti “di fronte alla targa commemorativa e al murale di ricorso di Sergio Ramelli”, nella vicina via Paladini.

Davanti al murale era poi andato in scena anche il cosiddetto “appello del Camerata“: un leader chiama “Attenti”, pronuncia per tre volte il nome “Camerata Sergio Ramelli” e i militanti rispondono “Presente”, a cui fa seguito il saluto romano. Tra i circa duemila partecipanti gli investigatori della Digos hanno identificato e indagato i tredici condannati, difesi dagli avvocati Antonio Radaelli, Mario Giancaspro e Jacopo Cappetta.

Chi era Sergio Ramelli

 Sergio Ramelli era uno studente membro del Fronte della Gioventù, il gruppo di destra radicale. Il 29 aprile 1975 fu aggredito e assassinato a colpi di chiavi inglesi da un commando dell’organizzazione comunista Avanguardia Operaia. Morì il 13 marzo in ospedale, dopo oltre un mese di agonia. I responsabili dell’omicidio furono identificati soltanto dieci anni dopo l’aggressione. E, tra il 1987 e il 1990, furono tutti processati e condannati in via definitiva per omicidio volontario.

Un appuntamento ricorrente

Il raduno dei militanti di estrema destra in memoria dell’assassinio di Sergio Ramelli non è una novità di quest’ultimo periodo. Sin dalla sua morte, nel 1975, si tengono annualmente le cerimonie ufficiali dell’estrema destra milanese. I cortei si svolgono davanti al murale su cui è stato disegnato il nome di Ramelli. Le manifestazioni, non autorizzate, prevedono sempre degli slogan, dei saluti a braccia tese e, più in generale, tutte le classiche argomentazioni neofasciste. Ogni anno finiscono in un fascicolo di indagine della procura, anche se con alterne sorti processuali.

L’altra faccia della medaglia

Il ricordo del brutale assassinio non è però in mano solo ai simpatizzanti fascisti. Al giovane militante di destra sono dedicati diversi luoghi e targhe milanesi. Le inaugurazioni di questi memoriali sono state presiedute, tra gli altri, dal sindaco di Milano Beppe Sala. E la stessa leader di Fratelli d’Italia e attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scorso anno si è recata ai giardini dedicati allo studente per celebrarne il ricordo.

 

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