27 Gennaio 2023

Napoli, uno studente scrive in un tema sulla Shoah: “So’ tutt muort abbruciat”.

Fonte:

La Repubblica edizione di Napoli

Autore:

Bianca De Fazio

E a Ponticelli tema choc a scuola “So’ tuft muort abbruciat”

All’Archimede. La preside ai prof; “Frase ignobile, abbiamo il dovere di educare”

Chiamiamolo Gigi, tanto il suo nome non ha importanza e gli va garantito l’anonimato. Contano di più l’età: quasi 18 anni; e la provenienza da una famiglia di lavoratori nella quale i soldi circolano con faciltà e convincono il ragazzo di una sua presunta superiorità sui compagni di scuola – e di quartiere – spesso costretti a contare gli spiccioli. Il quartiere, dunque: Ponticelli. E la sua scuola, che lì rappresenta un presidio dello Stato e, concretamente, il luogo del confronto, dell’accoglienza, della crescita da cittadino. Ma che cittadino dimostra di essere Gigi? Lo studente che due giorni fa ha liquidato il tema in classe sulla Giornata della Memoria con un rigo e quattro agghiaccianti parole: “So tutt muort abbruciat”. Un rigo e basta, nonostante la traccia proponesse tanti spunti per articolare lo sviluppo del componimento. Un episodio che all’Isis Archimede non è passato sotto silenzio. Anzi. Quando la prof d’italiano di Gigi ha mostrato il tema alla preside Rirò Stanziano, questa ha immediatamente scritto a tutti i suoi docenti. «Dobbiamo trovare le parole per evitare che quella ignobile frase, graffiata su un foglio bianco, passi inosservata. Abbiamo da educatori il dovere di accogliere e rilanciare». E di interrogarsi su una deriva delle giovani generazioni: «Sempre più spesso – dice Stanziano – si mostrano incapaci di cogliere le emozioni, di entrare in sintonia con i drammi dell’altro, di mostrare empatia. È una vera patologia, l’alexitimia, ma se ne parla poco». L’incapacità di riconoscere ed esprimere stati emotivi colpisce sempre più spesso i ragazzi ed ha serie ripercussioni sui rapporti sociali. Ma la frase di Gigi va oltre. Sfiora il razzismo, sembra aderire all’antisemitismo. O alla negazione – con la semplificazione estrema – di quanto avvenuto in Europa durante il nazismo. La preside Stanziano, nella lettera ai suoi docenti, si interroga: “Quel ragazzo ha voluto fare lo splendido? O l’irriverente? O ancora l’ironico barzellettiere?; ha voluto lanciare una aperta sfida alla scuola, all’autorità dei docenti, mostrandosi disincantato e irrispettoso?; ha interpretato la bieca sintesi dell’aggressività più vigliacca ed immorale che guarda a fatti umani e storici gravissimi con indifferenza, distacco e cinismo?; ha inteso interpretare per iscritto le mille battute caustiche ed imperdonabili che rimandano ai forni crematori, alle saponette, al gas letale…; oppure ha usato formule verbali aggressive pari a quei violenti cori da stadio che inneggiano al Vesuvio?». Quale che sia la risposta, la gravità di questo che gli esperti definiscono lo analfabetismo affettivo apre le porte a comportamenti, nella vita dei ragazzi, inclini alla violenza, alla provocazione, all’aggressione verbale e fisica. “Eppure – aggiunge Stanziano – parlare a scuola della Shoah serve anche a scongiurare questo tipo di condotte”. Stigmatizzate, ieri, dai compagni di scuola di Gigi. Che si rizelano all’idea che la loro scuola, l’Archimede, e il loro quartiere, Ponticelli, finiscano all’indice. «Proprio mentre la nostra compagna Natalie, proprio stamattina, ha ricevuto al Mercadante il premio Valenzi. O mentre, ancora stamattina, abbiamo incontrato lo scrittore Paolo Miggiano e il papà di Paolino Avella (il diciassettenne ucciso da chi voleva rubargli il motorino) nell’ambito del premio letterario Dumontet, grazie al quale alcuni di noi hanno borse di studio per frequentare l’università». «Per fortuna – conclude la preside Stanziano – i nostri ragazzi sono anche questo e molto di più».

Photo Credits: La Repubblica Napoli