Fonte:
Il Piccolo di Trieste
Autore:
Noemi Di Segni
“Trieste, scritta antisemita non è una novità. Importante è non sminuire né banalizzare”
Nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 la Sinagoga di Trieste è stata imbrattata da una scritta antisemita. “Gli ebrei sono i novi razzisti e fascisti” è la frase ritrovata sul muro dell’edificio. Sul caso sta indagando la Digos e il quotidiano Il Piccolo pubblica oggi un’ampia intervista a riguardo alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Di seguito riproduciamo il testo del colloquio con il giornalista Marco Ballico.
“A chi l’hanno scritto, a chi l’hanno veramente scritto?”. Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ripete la stessa domanda di sempre, quella che spesso non trova una risposta. Di certo, nel caso della scritta antisemita sulla Sinagoga di Trieste, non ce l’avrà prima che le indagini possano fare chiarezza sull’accaduto.
“Non è una novità, purtroppo. E una volta ancora il nostro richiamo, se anche si trattasse del gesto di un balordo, è a non banalizzare quanto successo”.
Presidente Di Segni, la prima impressione per le notizie che arrivano da Trieste?
Nulla di nuovo. Viviamo la disperazione di non comprendere a chi sono indirizzate quelle frasi vergognose. E siamo preoccupati che si finisca con lo sminuire il gesto solo per il fatto che lo abbiamo visto tante altre volte.
A chi fa appello?
A chi ha ruoli, competenze e la responsabilità di creare un clima di cultura e di convivenza a favore di chiunque si trovi nel territorio italiano.
Un compito delle istituzioni?
Senz’altro delle istituzioni. Dal Governo al Parlamento. La politica è chiamata in particolare a migliorare l’impianto legislativo, e faccio riferimento all’articolo 604 ter del Codice penale, lì dove si parla di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso. Ma è anche compito dei corpi intermedi: enti, associazioni, operatori e media.
Vede un pericolo social?
Quel pericolo è evidente. Quello di Trieste, città multietnica che da sempre convive con la nostra e con altre comunità, è un atto fisico, ma il travaso dal social alla realtà è un elemento costante. Molto spesso le azioni sono effetto di sollecitazioni che arrivano dalla rete.
Crede che la mano sia stata quella di uno squilibrato?
Non lo posso dire. Lasciamo gli inquirenti svolgere il proprio lavoro. Anzi, ringraziamoli per l’impegno e la tempestività del loro intervento. Era la Notte dei cristalli.
Un caso?
Non escludo che chi ha scritto quella frase abbia scelto di agire nella notte in cui ricordiamo l’inizio del buio in Europa. Come comunità italiane abbiamo voluto dare una risposta di luce, invitando le Sinagoghe a rimanere aperte e illuminate. Il segnale di luoghi oggi vivi, frequentati, accesi, non più distrutti. A qualcuno, forse, quella luce ancora non piace. Ma la luce è più forte di loro.
Le pare che il clima del Paese stia mutando?
Non è corretto associare un fatto come quello di Trieste al cambio di Governo. Sicuramente, però, c’è un’aspettativa di coerenza e di attenzione.
Che cosa intende?
Attendiamo ancora di più sui fronti della memoria e della convivenza da parte di chi prima non c’era. Lo verificheremo quotidianamente.
Intravede un collegamento con le minacce di morte nei confronti di Liliana Segre dal versante no vax?
Non credo. Dopo di che, il pensiero dei no vax noi lo conosciamo molto bene. È il pensiero del negazionista. È la presunzione, arbitraria, di coloro che pensano di saperne di più di persone, medici, ricercatori, scienziati, che studiano e operano da una vita per contrastare le pandemie. Da un lato chi legge tre minuti wikipedia, dall’altro chi spende anni nella ricerca per il bene del prossimo. Lo vediamo allo stesso modo sulle questioni di demonizzazione di Israele. Le false verità non sono usate per il bene dei cittadini, ma con la sola finalità della contestazione e dell’odio.
La reazione indignata sull’episodio di Trieste è stata bipartisan.
Lo apprezziamo tantissimo. Ma invitiamo tutti a non sminuire i fatti.