5 Aprile 2022

Prima udienza del processo contro i neonazisti che hanno minacciato il giornalista Paolo Berizzi

Fonte:

La Repubblica edizione di Milano

Autore:

Massimo Pisa

Insulti e minacce sul web contro Paolo Berizzi prima udienza per i neonazi

Solo uno degli imputati in aula e procedimento rimandato a luglio L’inviato di Repubblica “Non voglio risarcimenti chiedo giustizia”

BERGAMO – L’unico imputato presente in aula, dei dieci citati a giudizio, fissa a lungo Paolo Berizzi durante la prima udienza per gli insulti e le minacce rivolte all’inviato di Repubblica. Gli sguardi si incrociano, mentre il giudice Roberto Palermo, presidente della corte d’Assise, fa l’appello degli assenti. Giovanni Fasolino va poi via a passo svelto: «Sono qui — esclama — perché sono l’unico che non ha niente a che fare con gli altri. Quel signore lì l’ho visto per la prima volta adesso». Funziona così, l’odio social: senza volto, dietro una tastiera, troppo spesso impunito. Come quello che bersaglia da anni il nostro collega, costretto a vivere sotto scorta per le proterve manganellate verbali che lo investono da anni. Da quando, cioè denuncia col suo lavoro azioni e malefatte dei nazifascisti d’Italia. I dieci che devono rispondere di minacce e diffamazione, nell’aula 4 del tribunale di Bergamo, scrivevano tutti sulla pagina Facebook del libro Nazltalia. Come Fasolino (“Quando creperai tu non ti c… nessuno”, commentava dandogli dell’infame), come Sergio Bosco che gli dava dello “sciacallo”, come Stefano Murgia (“miserabile”), come Alessandro Binda, Francesco Rattà, Federico Martini e Michele Luccisano che ripetevano lo stesso ritornello (“fango”, “sciacallo di m…”), e ancora Manuel Bettini (“un giorno toccherà a te”) e Claudio Rotella (“omo de m…”, “grandissimo infame”). L’udienza viene riaggiornata al 15 luglio per un difetto di notifica a uno degli imputati. I tempi del processo si allungano. Ma è solo l’inizio. Lo sa Berizzi, difeso dagli avvocati padovani Fabio Pinelli e Paolo Tabasso: è l’unico cronista europeo ad essere tutelato dalla scorta dei carabinieri per le minacce nere. «Come al solito — commenta all’uscita dall’aula — si rivelano leoni quando sono protetti dal passamontagna del web, ma conigli quando si tratta di metterci la faccia. Alcuni di loro hanno offerto dei risarcimenti, ma devono sapere che voglio andare fino in fondo, che voglio giustizia». Lo sa Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, venuto a dare il suo supporto: «È il primo processo contro questi squadristi ed è fondamentale. Riguarda Paolo ma riguarda soprattutto la difesa della Costituzione. Finora hanno agito impuniti». Il sindacato dei giornalisti è pronto a costituirsi parte civile, così come l’Associazione Lombarda (rappresentata da Paolo Perucchini) e l’Ordine. Ci sono anche Libera e il Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione a offrire supporto e testimonianza. La battaglia del nostro collega è lunga: appena due settimane fa, ad Azzate, i neonazi di Do.Ra. (la Comunità Militante dei Dodici Raggi) hanno inscenato una sorta di processo pubblico all’ultimo libro di Berizzi, con tanto di cartonato del collega retto da Mirko Viola di Stormfront e da Salvatore Ferrara della Rete dei Patrioti. Striscioni e minacce sono comparsi, negli anni, dal palasport di Varese alla curva del Verona. Altri fascicoli sono aperti in procura a Bergamo. La battaglia continua.