Fonte:
Corriere del Veneto Venezia e Mestre
Dal «ti sparo» a Zaia ai raid negli hub Papalia: «Ora lo Stato risponda duramente»
L’ex magistrato Papalia Le Br volevano fare la rivoluzione, invece i no vax hanno come fine la ribellione. Sono disorganizzati, ma attenti alle infiltrazioni
PADOVA «Il ministro della Sanità Speranza e la moglie sono sionisti, il suocero è uno del Mossad». «Crisanti è un agente del Mossad» (pure lui). E Palù? «Io so dove abita, ci sono già stata con un gruppo di “amici”…». Deliri in libertà su Telegram, presi da «Veneto no green pass», che con oltre 5mila iscritti è il principale canale del fronte anti-certificato verde attivo nella nostra regione. Basta farsi un giro sui social, per capire che tira una brutta aria intorno a chiunque sostenga la pericolosità del Covid 19 e l’importanza di vaccinarsi. Ma la scorta assegnata ad Antonella Viola dimostra che è in atto quel cambio di passo (l’ennesimo) che da tempo viene auspicato dai falchi del movimento di protesta, quelli che si dicono stanchi delle proteste pacifiche e premono per abbandonare la linea gandhiana e passare ad azioni di forza. Il primo a mostrarsi preoccupato era stato il governatore Luca Zaia, costretto a fare la spola tra Regione e procura per segnalare le minacce ricevute dagli ambienti no vax. Intimidazioni neanche troppo velate, come il video diffuso sul web che mostra come raggiungere la sua abitazione, ma anche avvertimenti in stile mafioso: «TI prendo e ti sparo in bocca». Il problema è che molto spesso alle indagini non seguono le condanne: «Abbiamo presentato decine di querele – ha spiegato Zala – abbiamo l’obbligo istituzionale di segnalare quello che ci viene scritto perché non sappiamo chi ci sia dietro a queste minacce, se un lupo solitario o un’organizzazione. Solitamente queste denunce vengono archiviate. È facoltà del magistrato ma è pur vero che, se si vede un flusso di queste minacce, bisognerebbe chiedersi cosa stia accadendo nel nostro Paese». Negli ultimi mesi gli episodi si stanno moltiplicando, a cominciare dalle intimidazioni che, ormai quotidianamente, ricevono medici e infermieri, alcuni dei quali si sono ritrovati con gli pneumatici tagliati. II direttore generale dell’Usl 2, Francesco Benazzi, due mesi fa è finito nel mirino di una donna (che si firmava con nome e cognome) che per giorni l’ha tempestato di email con frasi come: «Conosco gente che ti può fare del male». E martedì un consigliere di minoranza di Villaverla (Vicenza) ha trovato, tra la posta recapitata nella sua abitazione, un volantino che inneggia alla fine della «ditta- tura sanitaria» e alla lotta contro il vaccino, e si chiude con uri avvertimento: «Stai attento che ti spariamo!». – Soltanto parole? Non sempre, come dimostrano i raid vandalici nel centro vaccinale di Bussolengo (Verona) e in quello di Villorba (Treviso) al quale ha fatto seguito il ritrovamento di una bombola di gas misteriosamente «abbandonata» proprio nel parcheggio della struttura. O la manomissione della centralina elettrica al punto tamponi di Altivole, e le scritte minatorie comparse a ottobre nella sede di Cgil e Cisl a Treviso. Ora la notizia del messaggio spedito all’immunologa Antonella Viola, accompagnato da un proiettile calibro 22. La lettera fa riferimento a un colpo di pistola «sulle ginocchia» e chiude con «non seguiranno altri comunicati» che pare scimmiottare quel «seguirà comunicato» del 16 marzo 1978, quando le Brigate Rosse annunciarono con una telefonata all’Ansa il rapimento di Aldo Moro. Lettere anonime, «nemici» da gambizzare e costretti a girare con la scorta: c’è chi associa il clima attuale a quello degli anni di piombo. «Ma non c’entra nulla» taglia corto l’ex giudice Pietro Calogero, che fu titolare dell’inchiesta su Autonomia Operaia culminata con gli arresti padovani del 7 aprile 1979. La pensa allo stesso modo l’ex procuratore Guido Papalia, un altro che di terrorismo se ne intende: sue le indagini sui Pac di Cesare Battisti e quelle per liberare il generale americano James Lee Dozier, rapito dalle Brigate Rosse a Verona il 17 dicembre del 1.981. «C’è una differenza enorme» assicura. «Il terrorismo “nero” utilizzava gli attentati per stimolare lari ” chiesta di ordine e spingere lo Stato verso un ritorno della dittatura. Quello “rosso” mirava a scardinare il “sistema” per far emergere il proletariato. Ciascuno con le proprie motivazioni, l’obiettivo però era lo stesso: la rivoluzione. invece i rio vax hanno un altro fine: la ribellione. Non vogliono sovvertire, ma protestare contro quelle che, sbagliando, ritengono delle limitazioni alla loro libertà». Il divario – avverte Papalia – è anche pratico: «Negli anni di piombo, i terroristi disponevano di cellule sparse sul territorio, composte da persone che sapevano perfettamente come agire. Qui si ha invece l’impressione di avere a che fare con tanti individui scontenti e arrabbiati, ma non organizzati. Sia chiaro: lo Stato ha il dovere di intervenire e di punire duramente i colpevoli. Ma il rischio arriva dall’esterno: l’assalto alla Cgil di Roma ha dimostrato che alcuni movimenti estremisti stanno strumentalizzando la protesta, tentando di sfruttare l’onda no vax per colpire i loro veri obiettivi, che sono politici e non hanno nulla a che fare con il tema dei vaccini».
Andrea Priante