Fonte:
Moked, Il Sole 24 Ore
Autore:
Carlo Marroni, Noemi Di Segni
“Ebraismo italiano, un valore per il Paese”
La Presidente UCEI Noemi Di Segni è la protagonista della grande intervista-ritratto sull’edizione odierna del Sole 24 Ore. Un’occasione per parlare di ebraismo italiano, degli obiettivi del secondo mandato che ha da poco preso il via, dei temi più strategici e urgenti sul tavolo. Sfida tra le più significative, afferma Di Segni, è quella di “essere un ponte verso la società civile e come ebraismo contribuire alla crescita dell’Italia, mantenendo la nostra identità”. A caratterizzare questo sforzo una dedizione costante per “essere comunità, oltre a famiglia e lavoro poter contare anche su questo cerchio di coesione”. Un elemento che si qualifica come “di forza e reciproca protezione: sapere di non essere soli, specie in un momento di grande difficoltà”. Nell’articolo si definisce Di Segni “una risorsa pubblica, una donna con un incarico di grande impegno e visibilità”, si dà evidenza alle sue battaglie contro odio e antisemitismo e si ricorda come l’UCEI, oltre ad essere il punto di riferimento di “un popolo di 25mila italiani, sparsi in 21 comunità”, sia anche un editore “con una solida redazione giornalistica” presente da vari anni su carta, web e social.
Noemi, un nome biblico: inizia da qui l’intervista, realizzata dal giornalista Carlo Marroni. “Il racconto di Noemi – spiega Di Segni – si legge nella festività di Shavuot. Ma è anche un nome legato a filo doppio con la storia della mia famiglia: una sorella di mia nonna, con lo stesso nome, durante la guerra riuscì a salvarsi dalla deportazione verso i campi di sterminio, prendendo l’ultimo battello in partenza per la Francia”.
“Sono nata in Israele, ci ho vissuto per 20 anni. Ma sono anche profondamente italiana, romana. Due identità forti, per me”, specifica poi Di Segni. Israele è il Paese della formazione sotto molteplici punti di vista. Come nel caso della leva militare, obbligatoria anche per le donne: “Il servizio è obbligatorio, ma si vive anche come una scelta, con uno spirito di servizio per il Paese. Non siamo pedine. E infatti nella fase del reclutamento si seguono le proprie attitudini. Questo oggi è ancora più marcato di quando l’ho svolto io, lo spirito è quello di assumere risorse umane più che la coscrizione di reclute”. Lungo l’arco di quell’esperienza mai, spiega la Presidente UCEI, “ho ricevuto un indottrinamento all’odio del nemico”.
Parlando di Italia ed Europa, il Sole 24 Ore si sofferma sulle ultime distorsioni della Memoria delle piazze No Vax e No Green Pass. “È in atto un fenomeno di appropriazione indebita di simboli, di temi, di parole, che appartengono al contesto alla Shoah, con modalità davvero scioccanti”, denuncia Di Segni. Un problema rilevante anche a livello giuridico: “Non riusciamo a incastonare queste manifestazioni in una categoria precisa, è tutto talmente folle che il legislatore non ha previsto questa tipologia”. La questione di fondo, insiste Di Segni, è “come affrontare davvero questo appropriarsi di qualcosa che offende le vittime, i superstiti, un popolo intero, ma anche l’Italia intera”. La tutela della memoria, si evidenzia infatti, “è un interesse pubblico”. E allora “non bastano le parole, servono i fatti, concreti, del legislatore, della magistratura”.
Altro tema affrontato nell’intervista è quello della minaccia multiforme dell’odio antisemita. “C’è una situazione di under reporting di antisemitismo, le persone spesso evitano di fare denunce, o segnalazioni”, racconta Di Segni. Alla luce del sole invece l’inquietante e destabilizzante fenomeno delle “molte persone che vivono la dimensione della nostalgia, così forte che alla fine genera violenza: una nostalgia che non è solo di natura sentimentale, ma anche progettuale”. Il tutto, l’allarme che viene lanciato, “spesso avvolto in un manto di legittimazione sociale”.
Ebraismo italiano: un poliedro di sfumature, posizioni, idee. “Ma una cosa netta – afferma Di Segni – mi sento di dirla: l’impegno e volontà di Israele per raggiungere la pace lo sento come sincero e profondo”. Israele, un Paese rivelatosi esemplare nella campagna di vaccinazione: “Le autorità sono state rapide ed efficaci, la sanità è capillare, e quindi si è trattato di una strada di grande efficacia, anche se va detto che anche in Italia è andata bene. Ma ogni volta poi è stato deciso di riaprire tutto senza protezioni, spalancando così la strada a nuove ondate. Queste sono state scelte per me inspiegabili, dettate dall’agenda della politica”.
Di Segni, a proposito del suo impegno alla guida dell’UCEI, osserva ancora: “Oggi si pensa molto a lavoro e benessere fisico, ma in testa credo ci debba sempre essere il benessere spirituale, o anche la serenità quotidiana”. Per l’Unione la sfida è anche la seguente: “Saper trasferire un mondo di valori e portarli in contesti non religiosi. Ucei non è solo chi va a parlare con ministri o sindaci”. Tra gli obiettivi anche una sostenibilità a lungo termine delle comunità in termini finanziari e organizzativi. Ma più di questo, ribadisce Di Segni, “c’è la sfida per la sostenibilità dell’identità ebraica: dobbiamo fare rete nel ricevere e nel trasferire i contenuti che servono a costruire questa identità”. Quattro gli elementi chiave: “La cultura italiana ebraica, Israele come luogo dell’anima e della politica, la società italiana e l’Europa. Gli ebrei italiani sono italiani, hanno un forte senso di nazionalità, di appartenenza al proprio Paese. Vogliamo essere sempre buoni cittadini, leali e impegnati, che è quello che davvero serve al Paese”.