Fonte:
Avvenire
Autore:
Stefano Pasta
«Adesso serve un salto di qualità contro i discorsi d’odio online»
Il progetto della Cattolica, di Retmopera e dell’Ufficio Comunicazioni sociali Cei: aggregare il mondo cattolico per una «contro-narrazione» che si opponga alla diffusione della violenza sul web
Che cosa si intende per odio online, chi sono gli haters, quali caratteristiche dell’ambiente digitale facilitano la propagazione della violenza? Sono i temi della conferenza online organizzata ieri da Mediavox, l’«Osservatorio sull’odio online» dell’Università Cattolica, e promossa con l’Ufficio perle Comunicazioni Sociali della Cei e Retinopera, il collegamento delle aggregazioni laicali italiane. Tante le persone collegate a questo primo momento di formazione tra responsabili degli uffici diocesani, membri di associazioni e movimenti, studenti e ricercatori, operatori della comunicazione. Spiega Milena Santerini, direttrice del Centro di ricerca sulle Relazioni interculturali da cui è nato Mediavox «Vogliamo approfondire il tema per capire se una migliore conoscenza può portare a creare insieme una contro-narrazione e aggregare il mondo cattolico per promuovere una rete in cui sia possibile sfruttare le potenzialità del Web senza scatenare fiammate d’odio». Continua la docente della Cattolica: «Le forme organizzate di odio nella storia ci fanno guardare all’hate speech con la lente interpretativa della “Piramide dell’odio”: gli esiti più estremi sono possibili perché le comunità accettano e normalizzano parole violente ed elezioni a bersaglio». Diversi gli attori del processo: manipolatori, volenterosi esecutori, vittime e spettatori. Si parla di “pensieri veloci e lenti” nei social, nuovi canoni di autorialità, spirale del silenzio, analfabetismo emotivo ed ecologia dell’infosfera… Vincenzo Corrado sottolinea l’attualità di questa riflessione per le comunità cristiane. Lo fa con le parole dell’enciclica “Fratelli tutti”, dove Francesco ricorda che «i movimenti digitali di odio e distruzione non costituiscono – come qualcuno vorrebbe far credere – un’ottima forma di mutuo aiuto, bensì mere associazioni contro un nemico». E aggiunge: «Non costruiscono veramente un “noi”, ma solitamente dissimulano e amplificano lo stesso individualismo che si esprime nella xenofobia e nel disprezzo dei deboli». Per il direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali è «una presa di coscienza» che non assume un atteggiamento di ritiro: «Le risposte rimandano tutte alla formazione e alla conoscenza di un ambiente che tutti abitiamo e molto spesso ignoriamo». Per Corrado «come comunichiamo può essere la progettazione di una possibile “rinascita”», concetto ripreso anche da Gianfranco Cattai di Retinopera e da don Mimmo Beneventi. E in questo si inserisce la proposta di Mediavox, come ricorda in conclusione Agostino Giovagnoli della Cattolica. La contronarrazione, che sarà al centro del prossimo incontro di formazione di Mediavox, «è un salto di qualità nell’affrontare l’odio online che chiede a tutti di mobilitarsi, come credenti e autorevolmente insieme». Per seguire Mediavox su Facebook: mediavoxosservatorio.