Recenti studi sull’antisemitismo
L’antisemitismo come costruzione ideologica nella storia dell’Occidente
Quando nel 1879 Wilhelm Marr coniò il termine “antisemitismo” in Der Weg zum Siege des Germanenthums über das Judenthum (The Way to Victory of Germanicism over Judaism), e fondò la Antisemiten Liga, non poteva sapere quanta fortuna avrebbe avuto questa parola fino ai nostri giorni e non solo nel mondo occidentale. «[…] Marr – scrive Götz Aly – definiva la questione ebraica come un problema “sociopolitico”»,poiché gli ebrei, pur non facendo parte dell’originario volk tedesco, occupavano molte posizioni importanti nella struttura economica e sociale tedesca, sbarrando la strada – così si riteneva nel mondo tedesco non ebraico – ai cristiani nel momento in cui essi «[…] cominciarono ad accorgersi del loro ritardo sociale e cercarono di entrare a far parte della nuova classe media [tedesca]». Aly, ripercorrendo le tappe della storia tedesca dalle fallite rivoluzioni liberali del 1848, analizza la sempre più difficile posizione degli ebrei in seno alla società tedesca nel contesto di una sempre più marcata opposizione delle classi inferiori verso le idee liberali, accusate di aver concesso agli ebrei uno spazio sempre più ampio di inserimento nella vita professionale, nell’industria e nell’amministrazione pubblica della Germania del tempo. Un antisemita di quegli anni, Adolf Stoecker, affermò che il giudaismo e il progresso andavano di pari passo, osservando con preoccupazione che «gli ebrei erano in gran numero pionieri del nuovo. Puntavano sul futuro»,3 e questo finì per creare un’invidia sociale sempre più accentuata nei competitori cristiani. Si trattava, perciò, di una questione sociale in piena regola, che Aly analizza con ampio riferimento alle fonti del tempo, una questione sociale che si aggraverà nel corso dei decenni successivi per sfociare, poi, nello sterminio ebraico ad opera del nazionalsocialismo. In sostanza, l’antisemitismo si andava sviluppando in un contesto sociale e politico in cui alle idee liberali si andava sostituendo una sorta di collettivismo “popolare”, esito sociale del progressivo imporsi della concezione statalista, che si affermerà nel Novecento nei regimi totalitari.
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