Fonte:
la Repubblica
Autore:
Andrea Palladino
Foto di gruppo per la X Mas Con un sindaco della Lega
Il raduno neofascista di Nettuno tra teste rasate nostalgici e gonfaloni dell’epoca di Salò
ROMA — I saluti dei gladiatori non potevano mancare ieri a Nettuno. Niente braccia tese, nessun “presente”. Meglio una stretta della mano con l’avambraccio, discreta ed efficace. Ma al campo della memoria del battaglione_.Barbarigo l’aria era inequivocabile. Richiami simbolici, qualche testa rasata, i gonfaloni dell’epoca di Salò e una vera ossessione per paracadutisti ed arditi. In tutte le salse. Il cuore, però, sventolava dietro la scalinata lustrata per l’occasione: la bandiera della X Mas alzata sul pennone accanto a quella italiana. Tutto pronto per la foto d’occasione. Con primi cittadini, fasce tricolori e militari in divisa. Due sindaci di quella Lega che dal 2014 si è scoperta nazionale, Anzio e Nettuno, i sottufficiali dei Carabinieri, i vertici del locale comando della Guardia costiera, la Finanza, le polizie municipali, le corone. Quello che gli organizzatori della cerimonia in onore dei miliziani del principe nero Junio Valerio Borghese caduti per combattere accanto ai nazisti contro le truppe alleate avevano promesso, come ogni anno si è compiuto. «Saranno presenti autorità civili e militari», avevano scritto nell’invito. La cerimonia è in fondo stata sobria. Nessuno aveva intenzione di mettere in difficoltà il maresciallo del posto o i due sindaci leghisti. Permesse le magliette con la scritta «Fiume o morte», andavano benissimo le tante sigle della galassia degli «Arditi d’Italia» o i tatuaggi evocativi. Ma era il luogo a raccontare. Nel centro del campo dove sono sepolti i soldati della Barbarigo c’è una croce di Sant’Andrea, a ricordare la X Mas. Quando venne realizzato nel 1990, il Campo della memoria di Nettuno fu subito dedicato «a tutti i soldati della Repubblica sociale italiana». Ovvero agli alleati delle truppe naziste. Da allora ogni due novembre il luogo diventa la meta di reduci della Rsi e di neofascisti. Con presenza di peso, come quella di Ferdinando Signorelli, fratello di Paolo, uno dei leader storici di Ordine nuovo, venuto lo scorso anno per la cerimonia. Chi non si perde neanche una commemorazione da vent’anni è Candido De Angelis, sindaco di Anzio, passato da poco alla Lega di Salvini, dopo una lunga militanza in Senato nelle fila di Alleanza nazionale. Con la fascia tricolore, accompagnato dal primo cittadino di Nettuno Alessandro Coppola – eletto da una coalizione Lega, FdI e Forza Italia – nel brevissimo discorso ha sollevato un dubbio: «Il primo pensiero che mi viene venendo qui è quale sarebbe stata la mia scelta se fossi nato negli ’20». Dopo la cerimonia cerca di spiegare meglio: «Non mi faccia dire cose che non ho detto – risponde – sollevavo un dubbio: lei è sicuro che durante la guerra si sarebbe schierato dalla parte dei partigiani? Io non lo so, io rifletto su questo». E sul fascismo ci tiene a fare una distinzione: «Sì, in quegli anni è stato un problema serio, dal 1938 con le leggi razziali, la guerra». E prima del ’38? «Nessuno può smentire che il fascismo sia stato un regime di grande consenso, questo me lo concede?». La cerimonia finisce, le autorità si allontanano. Nel campo della X Mas rimangono i nostalgici, le teste rasate, le scritte «Fiume o morte». E il momento delle foto ricordo. Schierati, mani sui fianchi, i tatuaggi in vista.
Photo Credits: la Repubblica