Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Stefano Montefiori
L’antisemita Soral mette in crisi la giustizia francese
Un caso Alain Soral turba la vita politica e giudiziaria francese. Sessant’anni, esperienze nel Partito comunista e poi nel Front National, autore di una «Sociologia del seduttore» che gli è valsa qualche apparizione televisiva negli anni Novanta, nel 2007 Soral ha fondato il movimento «Egalité et Réconciliation» che auspica la rinascita della Francia attraverso nazionalismo e socialismo. I suoi nemici sono la globalizzazione, l’individualismo e più concretamente ebrei, femministe, omosessuali. Sodale di Dieudonné ma con pretese intellettuali, Soral si fa fotografare mentre fa la «quenelle» (il saluto nazista al contrario) sul Memoriale della Shoah a Berlino, rilancia la più trita retorica sul complotto giudaico per controllare il mondo, ed è il punto di riferimento dell’antisemitismo non solo online. Soral è stato condannato in tante occasioni, ma lo scorso 15 aprile perla prima volta la pena è stata di un annodi prigione senza condizionale e con mandato di arresto immediato: in sostanza, Soral dovrebbe essere in cella. Invece continua a fare le sue conferenze, per esempio qualche giorno fa a Mulhouse. «Felici come Dio in Francia», dicevano gli ebrei dell’Europa centrale nell’Ottocento. «Felice come un antisemita in Francia», parafrasano oggi le associazioni antirazziste, scandalizzate per la mancata esecuzione della sentenza, e parlano di una «Monaco 1938 giudiziaria», una resa di fronte alla minaccia antisemita. Il procuratore di Parigi Rémy Heitz si difende: il mandato di arresto è previsto solo per reati comuni o militari, e non per reati politici. Il caso Soral rivela la difficoltà di applicare le «leggi sulla memoria» approvate in Francia a partire dal 1990.