Fonte:
Corriere di Bologna
Maglia Auschwitzland, Ticchi indagata
La procura: non è stata una leggerezza
Fascicolo sull’ex di Forza Nuova. Lei: sono tranquilla, nessun reato
Adesso c’è anche un fascicolo in Procura a Forlì a carico di Selene Ticchi, la bolognese che il 28 ottobre a Predappio, per la manifestazione dei nostalgici del fascismo nel giorno dell’anniversario della marcia su Roma, ha indossato la maglietta nera con la scritta «Auschwitzland», calcata sul logo di Disneyland. A dare notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati, è stata ieri la procuratrice Maria Teresa Cameli, senza entrare però nel merito del reato contestato. Si sa però che nella denuncia presentata dall’Anpi e dall’avvocato Emilio Ricci si chiede però di perseguire la Ticchi, ma anche tutti i partecipanti all’adunata nostalgica, per apologia del fascismo, istigazione a delinquere e istigazione all’odio razziale. Aldilà della maglietta incriminata e di chi l’ha indossata dunque, per l’Anpi è ora che tutto il carrozzone fascio-revisionista finisca sotto accusa. «Si tratta di un fatto molto grave, che non può essere giustificato come una leggerezza o un eccesso di goliardia. I fatti della seconda guerra mondiale, e in particolare dello sterminio degli ebrei, grondano sangue e debbono sempre e solo suscitare rispetto e commozione» si è limitata a dire ieri la procuratrice di Forlì Cameli. Si dice invece «molto molto tranquilla» la protagonista della vicenda, la cui uscita non è piaciuta neanche al suo partito, Forza Nuova, che il giorno dopo la marcia di Predappio l’ha sospesa a tempo indeterminato. Ma Ticchi spiega: «Non ho ricevuto atti e non so per cosa sono indagata, ma se i reati sono i medesimi di cui l’Anpi si è vantata di avermi denunciata, sono molto tranquilla, perché mio marito che è avvocato penalista mi ha spiegato che non li ho commessi». «Poi magari il procuratore mi stupirà con effetti speciali, quando mi arriverà la comunicazione vedremo. Sono tranquilla anche per quanto riguarda la causa della Disney, quelle magliette vengono vendute su Internet, se fa causa a me deve causare anche a chi le vende e produce». Anche la senatrice Liliana Segre, che ha conosciuto l’orrore dei lager, è intervenuta sulla vicenda, dicendo di «aver pianto per chi ha indossato quella maglietta». Nella denuncia dell’Anpi si legge che la manifestazione «ha rappresentato l’occasione per una rievocazione criminale del fascismo: dalle divise al saluto romano, è stato tutto un celebrare il ventennio, in spregio della barbarie che esso ha rappresentato». Con riferimento alla maglietta “Auschwitzland” l’ipotesi in denuncia è istigazione all’odio razziale, «peraltro — si legge ancora — in un momento pericolosissimo di forte tensione sociale». Ma Ticchi annuncia: «Avrò fatto sicuramente una cosa di cattivo gusto, mi si dicano quello che vogliono, ma reati non ne ho commessi e spero di finire solo io a processo e che la Procura non si metta a identificare tutte le 5.000 persone presenti alla marcia. Sarebbe uno spreco di risorse pubbliche, i problemi dell’Italia sono altri e i soldi pubblici andrebbero spesi per altro». Poi Selene Ticchi, che vive a Budrio dove è stata anche candidata sindaco, tira in ballo ancora la storia: «Ho ricevuto minacce via Facebook e ho dovuto chiudere il profilo per un po’, ma non sono affatto preoccupata, anzi! Vorrei dire a quelli che mi hanno mandato le foto di ebrei pelle ossa, che in alcuni casi hanno anche sbagliato, quelli non erano ebrei ma ucraini». Il riferimento è alla carestia che colpì alcuni Paesi dell’Urss negli anni ’30, sulla quale gli storici dibattono ancora se fu voluta dalle politiche di Stalin o originata da problemi climatici.
An. B.