Fonte:
La Repubblica edizione di Milano
Autore:
Annarita Briganti
Shoah, il Memoriale diventa teatro
Ospiterà spettacoli e dibattiti sul tema del pregiudizio: debutto con Rumiz, poi toccherà al Piccolo
A ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali e a undici anni dalla sua creazione il Memoriale della Shoah esce dal suo guscio e propone alla città la sua prima stagione di incontri gratuiti intitolata “Premesso che non sono razzista”. Dopo l’inaugurazione di Paolo Rumiz ieri sera con un intervento su “Memoria oltre il rito”, dal 30 settembre al 10 dicembre artisti, scrittori, storici e intellettuali si interrogheranno in piazza Edmond Jacob Safra 1, non distanti dal famigerato binario 21, su un tema attuale, il pregiudizio, nell’unico “teatro” delle deportazioni europee che è rimasto intatto. Dove ora sorge il Memoriale gli ebrei erano stipati su carri bestiame, senza finestre, con al loro interno i ganci per attaccare i cavalli, ed erano mandati ad Auschwitz-Birkenau e in altri campi di sterminio e di concentramento. Tra i pochissimi che tornarono, la Senatrice Liliana Segre, che ha scelto la parola che si legge all’ingresso della struttura: Indifferenza. Così, per non essere indifferenti, per fare di questo posto un luogo della memoria ma anche di riflessione sul presente e sul futuro, il 30 settembre e il 1° ottobre il Piccolo mette in scena uno spettacolo su “I luoghi della memoria”. Il 14 ottobre Massimo Recalcati parla de “Lo straniero interiore”, perché i pregiudizi non vengono solo dall’esterno, come ha ricordato Marco Vigevani, che cura l’iniziativa, ma a volte sono anche dentro di noi. Stefano Massini, il 30 ottobre, racconta “Storie di ordinaria narcosi”. A metà novembre, il 14, Ermanno Tedeschi riflette su “Cosa c’è in fondo al binario” e inaugura la mostra “Ricordi futuri 4.0”. Adriano Prosperi durante Bookcity fa un intervento sui rapporti tra antiebraismo cristiano e antisemitismo (18 novembre). Per finire la prima parte del- la rassegna, che dura per tutto l’anno, con Gherardo Colombo il 25 novembre — sui pregiudizi che influenzano il legislatore che li codifica e facendo così li rafforza —e Corrado Augias (10 dicembre). Chi parteciperà agli appuntamenti deve prepararsi al buio, la cosa che colpisce di più della struttura, che sembra un altro mondo rispetto a quello di fuori. A volte non prende neanche il wifi del Memoriale. I dibattiti avverane tra i pannelli con i nomi delle vittime e che ricostruiscono cosa accadde. L’effetto educational del Memoriale già funziona. Gli studenti che lo hanno visitato sono passati dal 7.500 nel 2013 ai 32mila del 2017. Molte famiglie ci portano i figli. Ma la sfida che inizia ora è quella di trasformarlo da posto in cui si va una sola volta, per l’orrore che evoca, a un punto di riferimento culturale del quale i milanesi e i turisti non devono avere paura. Sono stati anche sbloccati i fondi per finire i lavori relativi alla Biblioteca, il che è di buon auspicio per la rassegna. «Quello che è successo non riguarda solo la comunità ebraica, ma tutti», ricorda Rumiz. Lo scrittore e giornalista vorrebbe che gli ebrei italiani fossero un po’ meno timidi su questi temi, in particolare in questo momento politico. Una mostra di un liceo di Trieste, censurata lì dove avrebbe dovuto svolgersi, sarà accolta al Memoriale. Negli ultimi tre anni sono anche stati ospitati, temporaneamente, 8.500 migranti che non avrebbero saputo dove andare. Anche di questo si parlerà in “Premesso che non sono razzista”, delle analogie tra ciò che è stato e la situazione attuale, per evitare di commettere gli stessi errori.