Fonte:
La Stampa edizione di Torino
Autore:
Fabrizio Assandri
Mozione anti-Israele la sindaca incontra le comuninità ebraiche
Appendino: mi farò mandare il testo e lo valuterò
«Mi farò mandare il testo sto e lo leggerò. In ogni caso incontrerò la Comunità ebraica e ne discuterò con loro». La sindaca Chiara Appendino sceglie, almeno per ora, di non sbilanciarsi sulla mozione contro Israele definito «Paese occupante», per il quale chiede l’embargo militare. Raggiunta al termine di una conferenza stampa, rilascia solo questo laconico commento: qualunque parola «fuori posto» potrebbe creare forti attriti con la sua maggioranza.
Il voto
La mozione, promossa dalla consigliera di Torino in Comune Eleonora Artesio e da Daniela Albano, una delle consigliere grilline antiOlimpiadi, è stata approvata con i voti compatti dei 5 Stelle, ma non con quello della sindaca, che non ha partecipato al voto. Una mozione che ha suscitato le proteste delle comunità ebraiche. Di quella di Torino, guidata da Dario Disegni, e dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, con la presidente Noemi Di Segni: hanno spedito alla sindaca una lettera in cui parlano di «sdegno», «narrazione partigiana e lacunosa», «presupposti che non corrispondono minimamente alla realtà dei fatti». E, nell’esprimere la loro «preoccupazione», parlavano di clima «pregiudizialmente ostile a Israele, pur nel più che legittimo confronto di opinioni sulla politica del governo», e chiedevano alla sindaca un incontro per «un indispensabile chiarimento». Incontro accordato: la segreteria di Appendino ha dato la disponibilità per la prossima settimana. «Non so cosa aspettarmi, abbiamo chiesto un incontro e ci è stato concesso», dice Disegni, che ha accusato il Comune di voler «criminalizzare Israele» e ha espresso «sospetti su quello che è un vero e proprio accanimento».
Le reazioni
E intanto continuano ad arrivare proteste. L’associazione torinese Italia-Israele, con il suo fondatore Angelo Pezzana e il presidente Dario Peirone, hanno scritto un comunicato durissimo in cui parlano di «pessimo giorno per la nostra città» e di «mozione vergognosa», da cui non traspare «alcun interesse a costruire un dialogo o ad approfondire un possibile ruolo collaborativo del Comune di Torino nel complesso scenario israelopalestinese. Al contrario è permeato di un aggressivo spirito anti-israeliano, basato su una ricostruzione menzognera della situazione di Gaza». Ma soprattutto, rievocando le parole dell’ex presidente Napolitano, l’associazione fondata da Pezzana sostiene che «l’antisionismo militante, che fa della disinformazione e della propaganda a senso unico la sua arma contro Israele, è vero e proprio antisemitismo». Il documento plaude a Fabrizio Ricca, l’unico consigliere (della Lega) che ha votato contro la mozione, mentre attacca il «pilatesco comportamento» delle «cosiddette» opposizioni, che si sono limitate a non votare.
La petizione
Sulla vicenda interviene anche l’attore Moni Ovadia, che da ebreo non condivide le proteste per la mozione del Comune. Ma, parallelamente alla presa di posizione ufficiale delle Comunità ebraiche, ha già raccolto centinaia di firme la petizione lanciata da Emanuel Segre Amar, del gruppo sionistico piemontese, e da Ugo Volli, docente all’Università di Torino. La petizione parla di «mozione indegna, piena di menzogne, di sconsiderato appoggio a una forza terrorista. Una vergogna per una città Medaglia d’Oro per la resistenza e un insulto per gli ebrei».