Fonte:
Moked.it
Autore:
Noemi Di Segni
La Presidente UCEI Noemi Di Segni
“Le Iene, demonizzare Israele
è un atto irresponsabile”
Il ruolo dell’informazione, come noto, dovrebbe essere quello di offrire una visione attenta dei fatti e che consenta a chi ascolta, vede o legge di comprendere la realtà di quel luogo non affatto lontano che si chiama Israele. Purtroppo, quando si parla dello Stato ebraico, spesso questo non succede e dispiace che una trasmissione molto seguita e molto importante, proprio per lo stile dialettico che propone, come Le Iene, si sia prestata con la puntata di ieri a realizzare un servizio altamente fazioso che restituisce orgoglio e legittimazione al gruppo terroristico di Hamas.
Nessuno nega la difficile realtà della popolazione civile della Striscia di Gaza ma il puzzle non è fatto di un solo piccolo pezzo, ma è molto più ampio, di quelli a 1000 pezzi che ti fanno impazzire prima di capire quale è perfino la cornice. Questo non si è compreso né si è capito che quel che succede in quella regione si riverbera sulle nostre vite qui in Europa, in Italia, nelle nostre belle piazze. Ogni valutazione della vita nella Striscia, restituita all’autorità palestinese 13 anni fa, non può prescindere da un’indagine sulle responsabilità di chi controlla internamente la Striscia e sulla leadership di Hamas in particolare, di chi intende riportare l’onda di terrore all’interno di Israele e e su tutta la sua popolazione civile, e di chi, assieme ad altri leader nella regione ieri fieramente riuniti, concorre a spegnere ogni speranza di democrazia in altri Paesi del Medio Oriente.
Peccato che tutto questo nel servizio delle Iene non emerga. Dispiace non perché dobbiamo difendere le ragioni di Israele e di come cerca di difendersi ma per fare comprendere agli Italiani cosa significano veramente le parole “terrore”, “radicalizzazione”, “odio” che si sono già fatte notare più volte in Europa e minacciano anche l’Italia. Si è scelto di dare spazio a ricostruzioni unilaterali, con l’obiettivo di demonizzare Israele, le sue istituzioni, il suo esercito, attraverso un racconto di famiglia, ricorrendo ancora una volta a valori, unità di misure ed esperienze di vita quotidiana europea per generare pietà. È proprio questo quello che loro desiderano per poter silenziosamente proseguire la semina di odio e lo scavo di tunnel, con la complicità delle istituzioni internazionali ed europee.
Anche Israele è una “prigione a cielo aperto”, usando un’espressione faziosa in voga in certi ambienti. Ovunque volga il suo sguardo un cittadino israeliano vedrà infatti, appena al di là delle colline, guerra e terrorismo nelle sue manifestazioni più efferate. Israele, a settant’anni dall’indipendenza, è una piccola oasi di diritti e civiltà all’interno di un contesto regionale fortemente deteriorato. Eppure, ancora oggi, dopo tanta evidenza, si fa fatica a riconoscere questa specificità.
Peccato davvero, per quello che abbiamo visto ieri. Un’altra occasione persa.
Forse Le Iene dovrebbero davvero essere domani in prima linea davanti al confine e raccontarci cosa osservano quando ogni “manifestazione del pensiero” diventa dichiarazione di guerra.