24 Febbraio 2018

Proseguono le critiche per le attività antisioniste al Campus Einaudi dell’università di Torino

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Federico Callegaro

I troppi eventi anti Israele con il via libera dell’ateneo

Il rettore Ajani: impossibile vietarli. Gli oppositori: folle sostenerli

C’è un seminario della discordia, che vale 3 crediti formativi, che per alcuni docenti e intellettuali torinesi vicini alle ragioni dello Stato d’Israele rappresenta la goccia che ha fatto traboccare il vaso nei confronti dell’Università degli Studi di Torino. Sì, perché se nel corso degli ultimi mesi sono stati molti gli eventi critici nei confronti di Israele ospitati in aule del Campus Einaudi (organizzati senza autorizzazioni fornite dall’Università): il caso più scioccante risale a un anno fa, quando venne organizzato un seminario autogestito dal titolo: «Ricordare Auschwitz per ricordare la Palestina». In questo caso il seminario, intitolato «L’eredità di Edward Said in Palestina», è invece promosso dall’Ateneo stesso, concede crediti formativi agli studenti che decidono di seguirlo ed è promosso sui siti dell’Università. «II problema è che i relatori che sono stati invitati sono di parte e in alcuni casi le loro tesi sono state messe in discussione dalla comunità scientifica internazionale perché si basavano su fonti di seconda mano – spiega la professoressa Daniela Santus, che insieme ad altri torinesi ha anche firmato un appello destinato all’Università contro la scelta di ospitare certe iniziative -. Si dovrebbe rispettare la pluralità dell’informazione».

«Sbagliato dare spazio»

Tra i primi a prendere parola su questo tema era stato Angelo Pezzana, lo storico libraio torinese nel corso degli ultimi tempi è andato di persona ad alcuni degli incontri organizzati all’interno dell’Ateneo da varie associazioni pro Palestina. «In questi eventi si trovano menzogne su Israele e si arriva a dire che i sionisti usano lo sterminio nazista come forma di giustificazione per le azioni militari contro i palestinesi – afferma Pezzana -. Quello che dovrebbe fare il rettore dell’Università è vietare certi incontri all’interno del suo Ateneo. Esattamente come fanno altre prestigiose Università in giro per il mondo, a partire da quella di Monaco, dove non viene dato spazio a certe tesi». Per Pezzana, poi, le posizioni dell’Ateneo sono state ancora peggio che «troppo blande»: «No, qui, se si autorizzano certi incontri e si danno anche crediti formativi per seguirli, non si tratta di tolleranza ma di connivenza».

II rettore

Per il rettore Gianmaria Ajani certi incontri, quelli che sono stati organizzati in occasione del Giorno della Memoria in cui si parlava di politiche di apartheid portate avanti da Israele, non sono avvallati dall’Ateneo ma risulta impossibile impedirli: «L’Università è un luogo aperto e questo ha tanti lati positivi ma si porta dietro anche qualche problema – afferma -. Se un gruppo decide di prendere un aula per fare un incontro non è possibile farci molto. Chiedere l’intervento delle forze dell’ordine non è una strada percorribile e l’Ateneo può solo decidere di non supportare questo tipo di iniziative».