Fonte:
Osservatorio antisemitismo, La Stampa
Autore:
Alberto De Antoni, Claudio Gallo
I mostri di Hitler
Raggi cosmici non meglio definiti, percorsi sotterranei in grado di attraversare continenti, età remote popolate da esseri umani superiori, razze ariane giunte sulla terra in globi di ghiaccio, rimedi per l’immortalità, spiriti benevoli e malevoli, chiromanzia e negromanzia, streghe sacerdotesse del popolo, diavoli benefici, poteri della mente, parapsicologia, discendenze divine, maghi e misteri del Medioevo, astrologia fantastica, lupi mannari amichevoli…e quant’altro. Tutto ciò potrebbe essere a buon diritto considerato un elenco di tutti quegli argomenti del mistero trattati, ieri come oggi, dagli amanti dell’esoterismo o tutt’al più un catalogo dei contenuti della Marvel Comics o della Bonelli editore. Si tratta invece di temi in auge, in un modo o nell’altro, nell’Europa di fine Ottocento e inizio Novecento in quel mondo liminare sorto tra scienza e religione – o, meglio, tra ragione e irrazionalismo – in una società che stava iniziando a prendere conoscenza della modernità industriale ma che non aveva ancora rinunciato alle spiegazioni della metafisica. Sembra che in Germania, a ragione certo di una lunga tradizione che affondava le proprie radici nelle correnti più oscure del Romanticismo e in quel Volksgeist ritenuto la vera anima dell’identità nazionale, tali tematiche avessero goduto di particolare diffusione nel periodo immediatamente precedente l’avvento del Nazismo. Forse sarebbero rimaste un tratto curioso e minoritario della storia della cultura popolare tedesca se il nazismo, in cerca di una propria autonomia concettuale che definisse meglio l’assolutezza della germanicità e le pseudo-leggi della razza, non avesse cercato di inserirle in un quadro storico interpretativo di valore ontologico. Si trattò in verità di un tentativo abbastanza banale e scontato dal momento che agli occhi del nazismo tutto ciò che si opponeva alla cultura ufficiale – dove per ufficiale s’intente la tradizione della cultura umanistica e illuministica della democrazia occidentale – sarebbe potuto entrare nella propria caratteristica Weltanschauung. Così, ad es., il lupo mannaro di molte fiabe o leggende medievali, stigmatizzato ovunque come animale mostruoso, fu rivestito di valenza positiva – ma non il vampiro, invece, che a ragione di una sua notevole presenza nel folklore slavo e della natura di “succhia sangue” fu equiparato piuttosto ad animale spregevole e ad allegoria dell’ebraismo.
Ricostruisce questo mondo un recente studio, I mostri di Hitler di Eric Kurlander, (ed. or., Hitlers‘ Monsters. A Supernatural History of the Third Reich, New Haven Conn. 2017), una ricerca molto accurata di valore accademico durata ben otto anni e compiuta prevalentemente su materiale d’archivio. Si tratta un testo importante per la comprensione di un’area pseudo-intellettuale – che l’autore definisce “scienza di confine” – contingente e fiancheggiatrice dell’intelligencjia nazista e al tempo stesso un ottimo materiale di consultazione per la conoscenza della genesi di tutte quelle argomentazioni che, ieri come oggi, si propongono di trovare verità al di fuori delle scienze ufficiali se non del buon senso vero e proprio. Sarebbe però un errore attribuire a questa politica culturale grande valore dal momento che anche agli stessi occhi dei nazisti molte delle tesi avanzate dai madcaps delle scienze occulte o misteriche risultarono troppo inverosimili o di scarsa utilità. Solo alcune temi, soprattutto quelli relativi alla preistoria e alla storia delle popolazione europee e germaniche, godettero di buona accoglienza nel mondo ufficiale della cultura e della politica, dal momento che Himmler stesso, da appassionato cultore del nazionalismo germanico più estremo, aveva fondato un’organizzazione (Die Deutsche Ahnenerbe) volta alla valorizzazione della storia tedesca “ariana” e funzionale ai progetti espansionistici del nazismo. A questa si devono, ad es., spedizioni nell’Himalaya o scavi archeologici un po’ ovunque in Europa, attività rese celebri di riflesso da film recenti come I predatori dell’arca perduta di Steven Spielberg o Sette anni in Tibet di Jean-Jacques Annaud. Peraltro, ciò non impedì all’organizzazione di venire coinvolta nella sperimentazione medica compiuta nei campi di sterminio e che il suo direttore fosse condannato a morte in uno dei processi di Norimberga per crimini contro l’umanità.
Il senso dello studio, se mai, acquisisce maggior rilevanza se affiancato a quei lavori – come ad es., György Lukásc, La distruzione della ragione, o George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, o, per l’Italia, Furio Jesi, Cultura di Destra – che si erano proposti, in altro livello, di comprendere la débâcle intellettuale, prima che morale, di un’intera civiltà. Doveroso, sotto questo punto di vista, ricordare anche il pionieristico lavoro di Max Weinreich, Il ruolo dei professori di Hitler nei crimini contro gli Ebrei (apparso nel 1946), un pesante j’accuse rivolto alle istituzioni intellettuali e culturali tedesche che ben altre responsabilità ebbero rispetto alle menti molto più confuse della leadership nazista, più interessate, quest’ultime, a inseguire i propri demoni sino alle estreme conseguenze. Non per nulla Werwolf (Lupo mannaro) fu il nome dato all’operazione di resistenza clandestina nella Germania del crollo che i Tedeschi avrebbero dovuto opporre agli Alleati invasori in una sorta di revanscismo mitologico Come ogni progetto nazista si concluse in un fallimento e col consueto strascico di morti.
Alberto De Antoni
Il nazismo occulto Maghi e astrologi al servizio di Hitler
Il libro di Eric Kurlander è una miniera di dati ma il paranormale fu così importante nel Reich?
A leggere le recensioni uscite l’anno scorso sui giornali anglosassoni, il verdetto su I mostri di Hitler di Eric Kurlander, appena tradotto in Italia (Mondadori, pp 600, € 30), sembra scontato. Definitivo, esaustivo, denso ed erudito sono gli aggettivi impiegati dai recensori, perla maggior parte entusiasti. Tuttavia, dopo aver affrontato il volumone composto per quasi un terzo di note e indici, bisognerà, almeno parzialmente, cantare fuori dal coro. L’opera infatti non mantiene le promesse: troppe ripetizioni, un uso delle fonti disinvolto, una tesi di fondo, la cultura esoterica e misterica (Kurlander introduce il concetto un po’ vago di soprannaturale) come parte integrante del credo nazista, alla fine tutt’altro che dimostrata. Non che il libro sia privo di valore: l’apparato critico è imponente e specialmente il capitolo sulla «guerra del Terzo Reich all’occulto» apre una nuova e interessante finestra sul rapporto ambiguo del partito nazista con l’occulto. L’intento dell’autore, professore di storia alla Stetson University in Florida, è di correggere la visione «revisionista» di autori di riferimento come Nicholas GoodrickClarke e Corinna Treitel per i quali il rapporto del nazismo con il soprannaturale è tutto sommato secondario. Per farlo Kurlander squaderna citazioni a raffica, talvolta anche un po’ troppo liberamente: la Germania nazista sembra un film di Indiana Jones, un capitolo di Thomas Pinchon se non Castle Wolfenstein, il popolare videogioco gotico-nazi. Espressioni come «a quanto pare», «sembra che» spuntano con un po’ troppa insistenza, come nella citazione di un titolo dell’esoterista tedesco Ernst Schertel, Magia: storia, teoria e pratica della metà degli Anni 20, che Hitler avrebbe «quasi certamente» letto e sottolineato. Una nota spiega che il volume viene da una «biblioteca di Hitler» (una delle molte) ritrovata a Berchtesgaden dagli americani. II rimando è a un articolo sulla rivista The Atlantic dove però uno storico che si è occupato della collezione di 3 mila volumi spiega: «C’erano pochi indizi che molti di questi libri avessero fatto parte della sua (di Hitler ndr) biblioteca personale e ancora meno prove che ne avesse letto alcuni». Nonostante questo, nel seguito del suo libro Kurlander lascia da parte ogni dubbio e usa le presunte sottolineature del Fuehrer come fondamento dei suoi ragionamenti. La «Thule-Gesellschaft» di Von Sebottendorf è presentata come una società esoterica incubatrice del futuro partito nazista, mentre (a parte le riserve sulle affermazioni di un personaggio poco attendibile come il fondatore), c’è da chiedersi se l’occultismo non fosse invece un paludamento per coprire l’attività più propriamente politica e anticomunista. Tra la miriade di note interessanti e preziose che punteggiano il testo non mancano apparenti imprecisioni, come quando si scrive che Jung teneva «un libro degli incantesimi per fare magie in nome di Baldur» (il dio norreno, ndr). La fonte è stranamente una versione online (irraggiungibile) del libro junghiano Ricordi, sogni e riflessioni. Nella versione cartacea americana del 1989 tuttavia il rimando non esiste. C’è invece una citazione di Baldur in un altro libro simile ma non considerato nella nota: Jung parla, interviste e incontri dove a pag 179 dell’edizione americana lo psicanalista racconta di un contadino svizzero che farebbe incantesimi in nome di Baldur. Ma è una storia diversa. Kurlander cita profusamente come fonti attendibili libri come Le cause occulte della guerra odierna (1940) del giornalista scozzese Lewis Spence, autore di testi su Atlantide che teorizzava come i britanni provenissero dal nordovest dell’Africa. Altrettanto utilizzato è il libro del 2002 di Victor e Victoria Trimondi Hitler, Buddha, Krishna, un’empia (unholy) alleanza dal Terzo Reich a oggi. Gli autori, marito e moglie che prima di cambiare nome si chiamavano Herbert Röttgen e Mariana Déçus, sono stati spesso criticati per la mancanza di accuratezza dei loro lavori. In alcune parti del libro, come ad esempio nell’epilogo, Kurlander mostra di non ignorare come l’occultismo per quanto apprezzato sia comunque solo una componente del fenomeno nazista e altri fattori più materiali come l’economia e la situazione sociale e politica del primo dopoguerra abbiano contribuito potentemente all’ascesa di Hitler, tuttavia in alcuni capitoli la Germania nazista sembra un enorme manicomio popolato da dementi che si credono Thor. All’opposto, in un libro come I proscritti (1930) di Ernst von Salomon che racconta l’epopea maledetta dei freikorps al tempo della Repubblica di Weimar, il background occultista e mistico è assente. Cosi come un osservatore predisposto alle fumisterie romantiche come Alphonse de Chateaubriant non coglie, nel 1937, alcuna atmosfera esoterica nel suo estatico ritratto della Germania hitleriana Il Fascio di forze che gli varrà il devastante giudizio di Brasillach «un babbeo nel Walhalla». Anzi, quando a un tedesco viene chiesto che cosa pensi di Wotan, la risposta è «Wotan? Ma Odino non è più niente per noi, niente di più di quel che sia per voi (francesi, l’antica divinità celtica ndr) Teutate». Tra le due guerre, le credenze nel paranormale, forse particolarmente radicate tra i tedeschi, erano diffuse in tutte le culture e ancora lo sono. Se i nazisti consultavano gli oroscopi, lo stesso faceva molto tempo dopo anche Ronald Reagan, attraverso la moglie Nancy fanatica dell’astrologia. Secondo Marco Pasi, studioso di esoterismo che insegna storia all’Università di Amsterdam, «il rapporto tra esoterismo e modernità è un rapporto molto più complesso e ambiguo di quanto si credeva in precedenza, secondo una vecchia vulgata di stampo positivista. Lo dimostra il fatto che, prima della Prima Guerra Mondiale, un numero significativo di movimenti di tipo occultista ed esoterico erano vicini a posizioni progressiste. Non è quindi sostenibile l’idea che l’esoterismo si identifichi solo ed esclusivamente con movimenti politici reazionari o di estrema destra». I mostri di Hitler è una preziosa miniera di dati, ma l’immagine che comunica della Germania nazista è per lo meno discutibile.
Claudio Gallo