Fonte:
Pagine Ebraiche
Memoria, la minaccia del disimpegno
II lavoro sulla Memoria e in particolare la svolta impressa un anno fa con il lancio di iniziative mirate allo stimolo della memoria viva e della partecipazione, più che ristrette alla sfera della celebrazione istituzionale, sta offrendo risultati interessanti e apprezzabili. L’inquietante tendenza costantemente manifestata negli ultimi anni di un allontanamento della massa dell’opinione pubblica da una percezione nitida del ricordo della Shoah sembra si sia fermata, anzi si registra un recupero di consapevolezza. Eppure, se lo sforzo delle istituzioni, a cominciare dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dei pubblici poteri che sono diretti interlocutori della prima istituzione dell’ebraismo italiano, offrono motivi di speranza, sulla Memoria continuano a delinearsi ombre inquietanti. Questo il risultato dell’indagine “Gli italiani e il Giorno della Memoria – L’evoluzione della percezione” realizzata per il quinto anno consecutivo dal prestigioso istituto di ricerche SWG in collaborazione con la redazione del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche. Fra il 2014, primo anno della rilevazione, e il 2016 si era fortemente allargata secondo i risultati dell’indagine la componente dell’opinione pubblica che si diceva ignara di cosa fosse il Giorno della Memoria. Un segnale molto preoccupante che poteva far temere nel tempo il confinamento della ricorrenza nell’ampio catalogo di quelle date destinate a divenire una scadenza formale e istituzionale senza più alcuna presa emozionale sulla massa della popolazione. Gli ultimi rilievi, del gennaio 2018, mostrano come questo motivo di preoccupazione si possa considerare largamente rientrato e come la percentuale che manifesta una forte consapevolezza sia in forte crescita. II lavoro intrapreso con le Istituzioni si sta dimostrando utile, e in particolare l’impegno del mondo della Scuola fa si che analizzando i dati scomposti per fasce d’età, le componenti più consapevoli restino quelle in età avanzata, per una logica maggiore vicinanza ai fatti storici evocati, e i giovanissimi, che sono ovviamente maggiormente esposti alle attività educative. Resta in mezzo quella fascia della popolazione fra i 35 e i 44 anni dove a fronte di un 54,3 per cento di consapevolezza media nazionale la percentuale scende fino al 44 per cento. Ma anche altri segnali non sembrano confortanti. Sul fronte della percezione dell’importanza della giornata in se si arresta la crescita di chi la ritiene una ricorrenza inutile o significativa solo per la realtà ebraica, ma, più in generale, si raffredda il grado di adesione anche alle altre opzioni proposte, a conferma di una crescita della distanza emotiva. Il Giorno della Memoria é considerato sempre meno come un atto dovuto e sempre più come un gesto formativo, il che conferma il rischio di un progressivo incapsulamento all’interno di una dimensione formale e scolastica che potrebbe ulteriormente alimentare il distacco emotivo e il desiderio di delegare ogni responsabilità alle istituzioni. Desta inquietudine, inoltre, la netta crescita della percentuale di italiani che ritiene che nel nostro Paese sia diffuso un sentimento antisemita. Il 47 per cento che condivide questa preoccupazione rappresenta la quota più alta rilevata, eccezion fatta per il primo anno di rilevazione. Un segnale a doppio taglio, che da un lato denuncia la crescita di preoccupazione e del desiderio di vigilanza all’interno della società italiana, ma dall’altro porta con se in parallelo anche il germe di una crescita effettiva di antisemitismo espressa attraverso il rafforzamento di pregiudizi negativi che chi 0 interrogato trova meno imbarazzante attribuire genericamente all’insieme della società.
Guido Vitale