14 Gennaio 2018

Critica alla decisione dell’editore Gallimard di rinunciare alla pubblicazione dei pamphlet antisemiti di Céline

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Paolo Di Stefano

Il Céline antisemita fa più paura del «Mein Kampf»

L’editore francese Antoine Gallimard ha rinunciato a pubblicare gli Ecrits polémiques di Louis Ferdinand Céline perché non ci sarebbero le necessarie «condizioni metodologiche e memoriali». Un mese fa una delegazione del governo aveva chiesto all’editore lumi sulla annunciata pubblicazione del volume con i famigerati pamphlet antisemiti che rimasero esclusi persino dall’edizione Pléiade: Bagatelle per un massacro (uscite nel 1937), La scuola dei cadaveri (1938) e La bella rogna (1941). Visti i crescenti movimenti di estrema destra che agitano l’Europa, il governo auspicava che la curatela fosse affidata a un’équipe di storici che offrisse le «garanzie necessarie» per una corretta comprensione dell’opera. Gallimard prevedeva invece un’edizione critica (quella canadese) con prefazione dello scrittore Pierre Assouline. Fatto sta che tra l’opzione «leggera» e quella «pesante», è stata scelta una terza via: rinunciare all’uscita. Cioè la peggiore. Per quegli scritti anticomunisti, anticristiani, antipapisti, anticapitalisti, e soprattutto antiebraici, apocalittici, pieni di furore e di disgusto per l’umanità e a tratti disgustosi a loro volta, deliranti, iperbolici e visionari come molti suoi libri, Céline fu condannato in vita e continua a essere censurato a 56 anni dalla morte. Anche in Italia i pamphlet sono inaccessibili, eppure il critico marxista (ed ebreo) Cesare Cases scrisse, a proposito delle Bagatelle, che Céline «dal fondo dell’immondizia ha capito l’essenziale». E Giovanni Raboni invitava a cercarvi l’oscurità metaforica senza fermarsi alla lettera. Ma poi anche se fossero una schifezza, la loro ristampa potrebbe concederci il sacrosanto diritto di non leggerle. E incredibile che lo scrittore Céline possa fare più paura del Führer, il cui Mein Kampf è stato riproposto l’anno scorso in Germania con tutte le cautele critiche del caso. Perché in democrazia pubblicare non significa assolvere.