Fonte:
il Fatto Quotidiano
Autore:
Enrico Fierro
E Boccacci porta il fascio a Montecitorio: foglio di via »
Faccia da duro, da “combattente repubblichino”, lo hanno fermato nei pressi di Montecitorio con una bandiera fascista in mano. Voleva esporla di fronte alla Camera dei deputati. Aquila e fascio littorio. La polizia lo ha fermato e identificato, e per Maurizio Boccacci, vecchio arnese della destra romana più estrema, è scattato il foglio di via dalla Capitale. È l’anniversario della marcia su Roma e loro escono dalle tane. I fascisti avvertono che il clima nel Paese è cambiato, nei loro confronti non c’è più l’ostilità di un tempo e la memoria degli italiani è corta. Tornano, vogliono riprendere spazi di azione politica, ricordare la marcia sulla Capitale nonostante i divieti. E torna lui, Maurizio Boccacci, ex Msi, ex Fuan, ex Avanguardia nazionale, fondatore del disciolto Movimento politico occidentale e di Militia, insomma, un fascista in servizio permanente effettivo. L’ultima sua bravata, la più famosa, riguarda il massacratore nazista Eric Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine. “Liberate Priebke”, è il manifesto che verga e affigge nel dicembre 1995. Lo fermano ma non basta, lui, “combattente fascista senza compromessi”, torna alla carica organizzando manifestazioni sotto il Tribunale di Roma dove si svolge il processo all’ex capitano delle Ss. La sua fede verso il nazifascismo è al limite del delirio: “Ammiro quello che Hitler ha fatto, gli ebrei erano dei nemici che si opponevano ai suoi disegni”. Il resto è una biografia fatta di scontri, assalti ai centri sociali, presenze nelle curve degli stadi conquistate da fasci e naziskin. Ultima sua apparizione in pubblico a marzo, nell’aula bunker di Rebibbia. Al processo Mafia Capitale era il giorno di Massimo Carminati, “il samurai”, e tutti i camerati erano presenti. Anche Boccacci, perché anche lui negli anni 70 faceva parte di quel “manipolo di 200 persone” evocato e chiamato a raccolta dal capo.