Fonte:
Corriere Fiorentino
Autore:
Chiara Calcagno
«Viva Maria» avrà la sua piazza (ma il nome no)
AREZZO. Approvato l’atto per titolare un luogo significativo della città al «Viva Maria». Ma nella targa sarà scritto «Insorgenza aretina anti giacobina del 6 maggio 1799». Un compromesso non facile, arrivato dopo lunghe discussioni e accesi dibattiti che hanno spaccato la città di Arezzo e il consiglio comunale e hanno portato la comunità ebraica, lo scorso 8 maggio, a scrivere una lettera di profondo sdegno al sindaco Alessandro Ghinelli per contestare la proposta avanzata dal consigliere della Lega Nord, Egiziano Andreani. «L’amministrazione cittadina aretina potrebbe essere responsabile di un atto che riteniamo gravissimo e vi chiediamo di fermare questa ed ogni simile iniziativa. 11 nostro futuro in questo Paese è possibile solo se si mantiene vivo e chiaro il ricordo della reale storia e si agisce con conseguente coerenza», diceva la nota L’insurrezione della comunità aretina contro i francesi del 1799, infatti, propagandosi poi in altre parti della Toscana e del centro Italia, portò all’uccisione di 13 ebrei senesi con un rogo in Piazza del Campo. «Voglio ricordare — ha commentato Andreani — che nei fatti avvenuti a Siena, a oggi, non risultano storicamente responsabilità dell’esercito aretino». Ma la forte presa di posizione del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, e di Dario Bedarida, presidente della Comunità ebraica di Firenze, aveva fatto slittare la proposta che, per mesi è rimasta congelata Fino alla soluzione presentata ieri e approvata a larga maggioranza, con 19 voti favorevoli, 1 astenuto e soltanto 2 contrari. Il luogo, per ragioni di toponomastica, sarà individuato all’interno della Fortezza medicea, nella parte alta della città. Potrebbe essere il bastione in parte crollato per effetto di una mina francese oppure uno spazio vicino alla precedente piazzetta del Viva Maria. «Le radici storiche di un popolo vanno preservate — ha spiegato Andreani — devono essere studiate e conosciute per intero, senza omissioni e apologismi. Auspico che Arezzo e tutte le sue istituzioni favoriscano lo studio, l’approfondimento e la conoscenza degli eventi legati all’insorgenza del “Viva Maria”, partendo dalla conoscenza dei fatti storico. Apprezzamenti per il lavoro di mediazione sono arrivati anche dal consigliere di centro sinistra Francesco Romizi: «Non si può però parlare di insorgenza anti-napoleonica — ha precisato — perché nel maggio 1799 Napoleone era in Egitto e non aveva compiuto il colpo di Stato del 18 brumaio che lo portò effettivamente al potere. Per cui la dicitura anti-francese sarebbe storicamente più corretta».