Fonte:
L'Unità
Liste di proscrizione: a rischio il «ministro» Di Stefano
Le ambizioni da ministro degli Esteri di Manlio Di Stefano rischiano di finire bruciate sull’altare dei social. Sta passando brutte ore il deputato siciliano che il Dibba ha lanciato alla Farnesina ritagliando per sè il Viminale mentre Di Maio farebbe il regista e palazzo Chigi. Tutta colpa – e non è colpa da poco – delle liste di proscrizione con tanto di nomi e cognomi di italiani di origini ebraica che sono comparse sulla sua pagine Facebook tra i commenti al post «Complici del danno di Israele» pubblicato nel fine settimana dal giovanotto con ambizioni da alto diplomatico. Le liste di proscrizione, pubblicate da persone “amiche” del deputato grillino, sono ancora on line, seppur mescolate a centinaia di altri commenti, a 48 ore dalla loro denuncia. L’ufficio comunicazione 5 Stelle del Parlamento cerca di minimizzare: «Di Stefano ha oltre centomila fan, non pub conoscere tutti e se spunta un post sulla sua pagina lui non pub considerarsi responsabile». Stupisce che con personaggi con profilo istituzionale, quale un deputato, la colossale macchina della comunicazione grillina non preveda un moderatore della chat. «Più che altro servirebbe un censore ma abbiamo visto che a volte se cancelliamo dei post rischiamo di fare peggio perché gli utenti ci attaccano». Di Stefano ha preso le distanze dal contenuto dei due post. «Nelle ultime ore si è innescata una vile strumentalizzazione nei miei confronti per un post pubblicato sul mio profilo Fb che faceva riferimento al silenzio del governo italiano di fronte alla risoluzione Unesco denominata “Palestina occupata”. Una posizione legittima, di natura politica, che nulla ha a che con fare con l’antisemitismo, un sentimento di odio che condanno fortemente. Proprio in queste ore sto infatti provvedendo a bloccare quegli utenti che si sono resi responsabili di alcuni insulti, sia nei confronti della comunità ebraica sia verso quella palestinese. Insulti che non ci appartengono e da cui il sottoscritto e il MSS tutto prendono le distanze». Il risultato è chele liste di proscrizione sono ancora on line con tanto di nomi e cognomi in evidenza. In attesa che la Comunicazione 5 Stelle decida cosa convenga fare per non offendere il popolo di Facebook. Cosa non si fa in nome di una perversa concezione di consenso. La storia è stata denunciata nel fine settimana da «Radicali italiani», il sito di informazione di Riccardo Magi, segretario dei Radicali. La lista in questione si chiama: «Influenza sionista nei media italiani» e conta nomi e cognomi come Roberto Saviano, Paolo Mieli, Enrico Mentana, Gad Lerner. Si tratta delle liste antisemite stile “Stormfront” che già nel 2015 finirono sotto inchiesta per minacce e diffamazione con l’aggravante dell’odio razziale. Questo Paese ha il vizio della memoria corta. Ma questo è un incidente da cui sarà difficile riemergere per Di Stefano. Anche perché la base 5 Stelle, che già mal sopporta l’autoincoronazione e il protagonismo della prima fila grillina, da un pezzo mette in fila gaffe ed errori dei favoriti. Di Stefano era finito nell’occhio del ciclone per alcuni suoi interventi pro Hamas. E ancora è fresca nelle memoria il quasi incidente diplomatico scoppiato ai tempi del viaggi con Luigi Di Maio in Israele. «La storia ci insegna – ebbe a spiegare il deputato siciliano – che Hamas nasce come partito e che ha vinto in libere elezioni. Poi l’isolamento di Gaza ha cambiato le cose». Insomma, una visione un po’ parziale per non dire faziosa della storia. Di Stefano è noto anche per i suoi interventi al congresso di «Russia Unita», il partito di Putin. «Con la Russai rapporti sono buoni – dichiarò orgoglioso – e per dare idea dell’attenzione su di noi, sono stato il terzo a prendere la parola».