Fonte:
Moked.it
Autore:
Daniel Reichel
Il no dell’Italia al veleno Unesco
“Roma, un esempio per l’Europa
Un anno fa erano 32 i paesi che votavano a favore di risoluzioni contro Israele all’Unesco. Sei mesi fa, 26. Ieri, 22. Una diminuzione progressiva che, ha sottolineato il Primo ministro Benjamin Netanyahu, è segnale che qualcosa sta cambiando all’interno del palcoscenico internazionale. “Oggi ci sono più Paesi che si astengono o che sostengono Israele rispetto a paesi contro Israele – ha detto Netanyahu, durante una cerimonia con i diplomatici stranieri in occasione di Yom HaAztmaut, la festa dell’indipendenza israeliana – È un cambiamento, è la prima volta che accade”. L’ultima risoluzione Unesco – votata ieri – infatti ha ricevuto 22 voti favorevoli, 10 contrari e 23 astensioni. Tra chi ha scelto di dire no all’assurdo voto Unesco, come lo ha definito il Premier Netanyahu, l’Italia (assieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Lituania, Grecia, Paraguay, Ucraina, Togo e Germania): “Poco prima del voto avevo annunciato al Primo ministro la nostra decisione di votare contro la risoluzione Unesco, altamente politicizzata, su Gerusalemme e avevo anche espresso l’auspicio che altri Paesi UE andassero verso la stessa direzione. Ho detto a Netanyahu che la decisione è stata presa anche alla luce delle eccellenti relazioni bilaterali tra Italia e Israele”, le parole del ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano che in uno scambio con il leader israeliano sulla questione Unesco ha sottolineato come quest’ultimo abbia “ringraziato l’Italia per questa scelta che rappresenta un esempio per gli altri Paesi, congratulandosi per il ruolo guida che l’Italia ha così interpretato”. E gratitudine è arrivata anche dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che in una nota, ha ricordato come “a differenza di altri Stati europei, il nostro Paese ha scelto di prendere una posizione chiara che guarda all’orizzonte futuro dell’Europa stessa, dimostrando senso di responsabilità e coerenza rispetto alle promesse fatte dopo l’astensione dell’ottobre scorso. Al Primo ministro Paolo Gentiloni e al ministro degli Esteri Angelino Alfano esprimiamo quindi la nostra commossa gratitudine – le parole della Presidente dell’Unione – per aver fatto sentire oggi la propria voce a difesa dei valori assoluti che l’Europa intera è chiamata a riconoscere, e per aver ristabilito l’inscindibile nesso tra verità storica e futuro fisicamente e moralmente sostenibile”. Plauso alla scelta italiana anche dal ministro degli Interni israeliano Gilad Erdan e dall’ambasciatore d’Israele a Roma Ofer Sachs: “Gerusalemme é santa per le 3 religioni monoteiste e lo sfruttamento politico dell’UNESCO é sbagliato. Grazie Italia”, le parole di Sachs affidate ai social network. Di strada giusta intrapresa dal governo italiano ha invece parlato Maurizio Bernardo, presidente dell’Associazione Interparlamentare di Amicizia Italia-Israele. “Resta, però, forte il rammarico – prosegue Bernardo – per l’ennesima decisione assunta dall’Unesco, che di fatto mira a cancellare la storia di chi ha contribuito a scriverla, come il popolo ebraico”. L’obiettivo che si pone per il futuro la diplomazia israeliana, ha dichiarato Netanyahu – a capo anche del ministero degli Esteri – è che “all’Unesco non ci siano più voti su Israele”.