Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Stefano Montefiori
Il circolo magico di Le Pen che chiama Hitler «zio»
Imbarazzanti rivelazioni sul braccio destro Chatillon. A Roma ha aperto un locale Estremismo
«Se usiamo il termine di neo-nazista a proposito di Frédéric Chatillon, ci sbagliamo solo quanto a “neo”». Si conclude così il documento di tre pagine che l’ex militante del GUD, Denis Le Moal, ha consegnato alla polizia nel gennaio 2014 a proposito del suo ex capo Chatillon, oggi ufficialmente responsabile solo della comunicazione di Marine Le Pen ma considerato il suo più potente e ascoltato consigliere. Gli amici imbarazzanti e il ruolo della formazione di estrema destra GUD (Groupe Unione Défense) nella campagna della candidata in testa ai sondaggi per l’Eliseo sono al centro delle rivelazioni di questi giorni. Un’inchiesta congiunta di Mediapart, Marianne e la trasmissione Envoyé Special della tv pubblica France 2 hanno prodotto un libro (intitolato «Marine è al corrente di tutto») e un documentario che contraddicono anni di narrativa frontista sul nuovo partito normalizzato, che si vuole lontano dall’estrema destra e dal negazionismo caro al fondatore Jean-Marie Le Pen. Pur di accreditare l’idea di avere rotto i legami con i personaggi impresentabili alla base del Front National, Marine Le Pen aveva litigato con il padre Jean-Marie arrivando a cacciarlo dal partito. Un’operazione di facciata, stando a queste testimonianze. Un ex componente del GUD è apparso ieri sera davanti alle telecamere, con il viso coperto e la voce camuffata. Parla delle riunioni del GUD alle quali partecipava assieme a Frédéric Chatillon. «Più il gruppo è ristretto più ci si lascia andare a saluti nazisti, alle svastiche. Hitler veniva chiamato Ton-ton, zio, e a Chatillon mancavano solo i baffetti». II testimone continua: «II negazioni-smo è onnipresente. Ridevano di Auschwitz, dicevano che c’era un campo di calcio e la piscina per gli ebrei, con il tono “non ne abbiamo ammazzati abbastanza”». Frédéric Chatillon, che tra l’altro a Roma ha aperto il centro gastronomico Carré Français nel quartiere Prati, è un uomo chiave nel sistema dei finanziamenti del Front National, e in questa veste è da febbraio messo sotto inchiesta dai giudici. Negli ultimi anni si è fatto discreto ed evita di intervenire nei talk show, ruolo affidato al più rassicurante Florian Philippot, ufficialmente numero due del partito. Ma secondo Aymeric Chauprade, ex braccio destro di Marine Le Pen per la politica internazionale, filo-israeliano uscito dal Front National nel 2015 proprio in polemica con Chatillon e il suo gruppo, sono loro in realtà ad avere in mano la struttura del partito. «Non c’è alcun motivo per cui questo gruppo possa scomparire — dice Chauprade —. Sono loro che, se il tentativo riesce, avranno portato Marine Le Pen al potere. Rappresentano l’economia del Front National. Conoscono i segreti di Marine. Lei non è libera, questa gente la tiene in pugno. Se Marine arriva all’Eliseo, Chatillon e i suoi amici saranno il potere».