Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Pierluigi Battista
Trump e Hitler, un paragone assurdo
È molto pericoloso, e controproducente, questo continuo, reiterato, e anche insensato stabilire una connessione tra la vittoria di Donald Trump e dei cosiddetti «populisti» d’Europa con quella del nazismo. Anche papa Francesco ha finito per alludere a una possibile analogia tra il 1933 della Germania e il 2017 degli Stati Uniti. Agitare il fantasma di Hitler per segnalare deliberatamente una deriva trumpiana verso il totalitarismo nazista è insieme una follia polemica, un’esagerazione retorica, una stupidaggine storica e un favore colossale ai nazisti veri. Anche perché non c’è bisogno di istituire analogie assurde per essere contro Trump: basta sentire quello che dice. Ma il nazismo no, non c’entra niente, è una sciocchezza il solo pensarci. Pochi anni fa veniva severamente bacchettata ogni «nevrosi comparativa» tra il nazismo e i milioni di morti del Gulag, i massacri di Pol Pot e la crudeltà repressiva apocalittica di Mao. Nei decenni scorsi la povera Hannah Arendt venne messa alla sbarra per aver paragonato i due totalitarismi, quello nazista e quello comunista. Ogni critica all’idea dell’assoluta unicità e incomparabilità del Male assoluto, dell’orrore hitleriano veniva considerato una manifestazione blasfema, qualcosa di sacrilego. E si parlava di massacri spaventosi, una repressione soffocante, la fine di ogni libertà, la decimazione di interi gruppi umani, i kulaki, i borghesi, i traditori. Ma adesso? Paragonare Trump a Hitler è l’aiuto migliore a chi vuole relativizzare, banalizzare, minimizzare la portata malefica del nazismo. Se il «populismo» è l’anticamera del nazismo, allora lo sterminio di un intero popolo, il delitto unico e incomparabile della Shoah perdono quel carattere di orrore che è bene che sia conservato per dimostrare a quale abisso criminale sia giunta l’umanità. Se tutto può essere nazismo, allora il nazismo può diventare qualcosa di accettabile. Certo, si starà pure male nell’America trumpiana, ma pensare che da ieri la vita degli americani possa essere paragonata ad Auschwitz è un’analogia che rende Auschwitz qualcosa di molto meno orrendo. Nell’epoca della post verità si corre anche il pericolo della post analogia, dell’iperbole superficiale, della scempiaggine a 14o caratteri. Opporsi a Trump, ma lasciando perdere Hitler e i paragoni grotteschi. È così difficile?