1 Luglio 2016

Approvazione della dichiarazione operativa di antisemitismo da parte dei paesi membri dell’International Holocaust Remembrance Alliance – IHRA

Fonte:

Pagine ebraiche

Autore:

Ada Treves

ORIZZONTI Antisemitismo, definirlo per combatterlo

Pochi giorni prima che l’Italia approvasse il disegno di legge sul negazionismo, a Bucarest i circa trecento rappresentanti dei trentuno paesi membri dell’International Holocaust Remembrance Alliance hanno approvato la definizione operativa di antisemitismo. L’IHRA, rete intergovernamentale nata nel 1998 come Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance, and Research (ITF) per impulso del governo svedese, raccoglie due volte all’anno tutte le delegazioni nazionali per una settimana di riunione plenaria, che vede riuniti ministri, ambasciatori e rappresentanti del mondo accademico, suddivisi per aree e commissioni. Il lavoro, così come durante tutto l’anno, procede su vari piani: studi e ricerche volte a promuovere azioni concrete di formazione e insegnamento, documenti da presentare alle organizzazioni internazionali e un’azione costante di pressione sui singoli governi per lavorare sull’idea che riporta il tema della Shoah nella politica contemporanea. Durante la prima sessione plenaria organizzata dalla presidenza rumena e nello spirito della Dichiarazione di Stoccolma del 2000 che guida le azioni dell’IHRA (il cui testo completo è disponibile sul sito dell’organizzazione) è stato raggiunto il consenso su una definizione operativa di antisemitismo a lungo attesa: l’ambasciatore Minhea Constantinescu, a capo della delegazione che coordina il lavoro per il 2016, ha spiegato che “Tutti i paesi membri dell’IHRA condividono la preoccupazione per il costante aumento degli episodi di antisemitismo e sono convinti che sia i paesi membri che gli esperti che fanno parte dell’IHRA abbiano bisogno di strumenti politici che permettano di combattere questo flagello. I 31 paesi membri, di cui 24 sono membri dell’Unione Europea, sono vincolati dalla Dichiarazione di Stoccolma e di conseguenza a combattere il male dell’antisemitismo tramite un’azione politica coordinata a livello internazionale”. La speranza, ha continuato Constantinescu, è che con l’adozione di questa definizione operativa, l’IHRA offra un esempio di comportamento responsabile che le altre istituzioni internazionali sappiano cogliere per arrivare anch’esse ad agire sulla base di una definizione legalmente vincolante. La lunga esperienza di ricerca e studio portata avanti dall’International Holocaust Remembrance Alliance è strumento prezioso e attuale che in Italia si basa sul lavoro di una delegazione guidata dall’ambasciatore Sandro De Bernardin, nominato capo delegazione lo scorso autunno dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Sono infatti i singoli governi a decidere come strutturare le delegazioni e l’Italia ha definito come competente il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, mostrando chiaramente quale sia la scelta del Paese: al di là degli strumenti legali per contrastare l’antisemitismo è sullo studio e sull’educazione che bisogna puntare, a partire dalle scuole. Kathrin Meyer, che dal 2008 tiene le redini di un’organizzazione tanto importante quanto complessa, durante il suo ultimo incontro con il ministro e con l’ambasciatore De Bernardin ha ribadito come siano importantissime la sobrietà e la serietà in tutti i campi, a partire dalla difficile scelta assunta dall’IHRA di prendere tutte le decisioni solo all’unanimità. È continuo anche il riesame del lavoro dei singoli stati, oltre all’impegno ad incidere sull’azione dei governi, in un’organizzazione in cui tutto parla di concretezza. “Abbiamo un compito preciso che è definito chiaramente dalla Dichiarazione di Stoccolma e che ci impegna anche a fare pressione sui rispettivi governi e sulle istituzioni internazionali perché promuovano un processo continuo e serio di educazione, formazione, ricordo e – non meno importante – ricerca sulla Shoah. Non si deve pensare che il lavoro sulla Memoria di un passato terribile sia sganciato dall’attualità: è uno sforzo concertato fra governi, per comprendere e far comprendere quanto sia centrale e importante quella lezione. L’impegno deve essere costante.”

Bucarest 2016 – L’assemblea dell’IHRA

Quali sono i contorni del pregiudizio

“L’antisemitismo – si legge nel documento di Bucarest dell’Assemblea dell’IHRA – è una determinata percezione di ebrei, che può essere espressa come odio nei confronti degli ebrei. Le manifestazioni verbali e/o fisiche di antisemitismo sono dirette contro gli individui ebrei o non ebrei e/o alle loro proprietà, contro istituzioni comunitarie e strutture religiose ebraiche”.

Il testo porta alcuni esempi di comportamenti antisemiti:

  • Invocare, favorire, giustificare l’uccisione o la violenza contro gli ebrei in nome di un’ideologia radicale o di una visione estremista della religione.
  • Fare accuse mendaci, demonizzanti o stereotipate contro gli ebrei in quanto tali o contro il potere degli ebrei come collettivo – come, in particolare, il mito della cospirazione ebraica mondiale o del controllo ebraico dei media, dell’economia, del governo o di altre istituzioni sociali.
  • Accusare gli ebrei in quanto popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato la Shoah.
  • Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele sia una impresa razzista.
  • Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti.