Fonte:
La Stampa
Autore:
Giordano Stabile
Olocausto, la rabbia di Israele per la mostra di vignette in Iran
«L’Iran ospita un concorso di vignette per negare l’Olocausto e prepara un nuovo Olocausto. Una vergogna. Non statevene in silenzio». Il premier israeliano sceglie Twitter e in 160 caratteri alza di nuovo l’allarme nei confronti dell’avversario di sempre, la Repubblica islamica iraniana. Accusata di volere la distruzione totale di Israele. A dare il via alla nuova contesa è la mostra-concorso intitolata «Seconda esposizione internazionale di caricature sull’olocausto», in corso a Teheran. Solo che la parola «Olocausto» è messa tra virgolette e da un primo sguardo alle 150 caricature ammesse a partecipare, provenienti da 50 Paesi, si capisce che il tema non è lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti ma lo Stato ebraico. Una vignetta riproduce la cancellata e l’insegna sinistra di Auschwitz, «Il lavoro rende liberi», ma dietro le sbarre si intravede la Cupola della Roccia, il santuario più sacro ai musulmani di Gerusalemme. Un modo per dire che il vero olocausto è quello che i palestinesi starebbero subendo da parte di Israele nei Territori occupati della Cisgiordania. Ribadisce il concetto un disegno con un aquilone dai colori della bandiera palestinese che sfugge da un altissimo muro a forma di svastica. Un’altra vignetta raffigura invece lo stesso Netanyahu con la scritta Daesh, cioè Isis, e riprende le accuse complottiste secondo le quali la più feroce organizzazione islamista sarebbe in realtà una creatura dello Stato ebraico e dell’America.
Negazionismo
Ce n’è abbastanza per fare indignare e preoccupare il premier israeliano. «Occorre comprendere che il nostro problema con l’Iran – ribadisce Netanyahu in una nota – non è solo la sua politica di destabilizzazione e aggressione regionale, ma anche una questione di valori: quel Paese nega la Shoah, ridicolizza la Shoah e prepara una nuova Shoah. Tutti i Paesi devono mobilitarsi e condannare chiaramente tutto ciò». Il premier ha anche chiamato il segretario di Stato americano John Kerry per chiedere la solidarietà occidentale. Il nuovo scontro cade in una data simbolica, quella della fondazione di Israele il 15 maggio 1948. Che però per il palestinesi è il giorno della Nabka, la Catastrofe, ed è celebrata nel segno totalmente opposto. Al di là delle vergognose vignette in Iran, la questione palestinese resta centrale. Ieri Netanyahu ha incontrato il ministro degli Esteri di Parigi Jean-Marc Ayrault a Gerusalemme e ribadito il suo no alla «iniziativa francese» che punta a una grande conferenza di pace internazionale per sbloccare il negoziato. «La strada per una vera pace passa attraverso negoziati diretti – ha spiegato il leader israeliano -. Ogni soluzione diversa allontana la pace e concede ai palestinesi una scappatoia per evitare la radice del conflitto: il riconoscimento di Israele come stato nazionale del popolo ebraico».