Fonte:
la Repubblica edizione di Milano
Autore:
Paolo Berizzi
Milano, il caso del leghista antisemita
Nella lista di Salvini c’è anche Stefano Pavesi, proveniente dal gruppo di estrema destra “Lealtà Azione”. Imbarazzo nel centrodestra. Parisi conferma: “Spero che non venga eletto, nessun rapporto con certa gente”
Milano. Cita Cornelius Codreanu – «percorri soltanto le vie indicate dall’Onore» – e Alessandro il Grande – «la fortuna aiuta gli audaci». Di certo del camerata neroverde Stefano Pavesi, sedicente “patriota”, soldato semplice pescato nel plotoncino neonazista di “Lealtà Azione” e arruolato dalla Lega Nord a sostegno di Stefano Parisi nella sfida alle comunali di Milano, tutto si può dire, tranne che non abbia fortuna. A prescindere da quale sarà il risultato delle urne. Sconosciuto ai più, soprattutto disconosciuto dal seccatissimo candidato sindaco del centrodestra, è diventato il caso più spinoso per Parisi. «Spero non venga eletto, con questa gente non si deve avere rapporti. La Lega è stata prepotente». E’ diventato insomma un caso politico.
Pavesi, che ha 27 anni, una croce celtica tatuata sulla mano e viene dalla brianzola Varedo dove già nel 2011 fu buttato nell’agone politico in quota Lega-Pdl (amministrative), si sta spendendo pancia a terra ai gazebo della Lega. Sotto le tende un tempo padane, oggi salvinianamente nazionaliste, con lui ci sono i camerati di Lealtà Azione, quelli che in queste ore hanno lanciato l’hashtag #iostoconpavesi e approfittano del clamore per raccogliere adesioni. Lui e’ portavoce del gruppo Alpha, l’organizzazione universitaria di Lealtà Azione. E poichè l’orgoglio non si nasconde, Pavesi e i suoi amici camerati lo fanno alle parate commemorative dei caduti della Repubblica di Salò.
Indossando una felpa nera, mettendosi sull’attenti e tenendo saldamente in pugno la bandiera tricolore con una mano. E con l’altra facendo il saluto romano. C’è tutta l’iconografia fascista nel profilo del giovane candidato al Municipio 8 di Milano: sia nel profilo reale – come mostrano le foto pubblicate nei giorni scorsi dai siti di Radio Popolare e di Repubblica – sia in quello virtuale, e cioè i profili instagram e l’account twitter che ovviamente da qualche giorno sono diventati privati. Eccolo, dunque, Pavesi. In prima fila il 25 aprile al Campo 62 di Monza per il ricordo dei soldati fascisti. E a novembre 2015 al cimitero di Seregno per la posa di una lapide in memoria.
Peccato che Parisi, prima ancora di scomunicare il ragazzo, era stato tra le voci piu’ critiche contro le manifestazioni indette il giorno della Liberazione da reduci repubblichini, nostalgici e neofascisti: «Dovrebbero stare a casa…». Vai a dirlo a Pavesi. Il candidato fascioleghista però non ci sta a essere descritto come un pericoloso antisemita. «Mi hanno dato dell’antisemita quelli che hanno fischiato la Brigata Ebraica, del razzista quelli che discriminano gli italiani. Hanno fatto bene Boni e Salvini a non farsi dettare le scelte dalle isterie dei centri sociali, li ringrazio». «Io – insiste – mi definisco un patriota, che ama la terra dei suoi padri e vuole difendere i suoi fratelli aiutando i più poveri e bisognosi tra miei compatrioti: famiglie, pensionati, cristiani. Se questo è essere fascista lo sono, se è altro non so».