Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Marco Cremonesi
Il corteo di Milano, contestata la Brigata ebraica
A Genova e a Napoli episodi di intolleranza nei confronti del governatore Toti e della candidata pd Valente
MILANO Il copione si ripete. Come ogni anno dal 2004, quando per la prima volta la Brigata ebraica partecipò ai cortei per la festa della Liberazione, gruppetti di antagonisti filopalestinesi hanno inscenato ieri dure contestazioni ai cortei per il 25 aprile. Quest’anno, alla manifestazione nazionale di Milano, le forze dell’ordine hanno contenuto in modo efficace i contestatori, che l’anno scorso erano arrivati a insultare i manifestanti dell’Aned, l’associazione degli ex deportati che portavano i cartelli con i nomi dei campi di sterminio. Eppure, anche nel 2016 c’è chi non ha rinunciato alla protesta. Il corteo è stato interrotto per alcuni minuti per la contestazioni al passaggio da piazza San Babila della Brigata ebraica: «Israele fascista, stato terrorista» e «fuori i sionisti dal corteo». Urla e sputi nei confronti dei partecipanti al corteo. I candidati sindaco degli schieramenti maggiori hanno liquidato l’episodio dopo essersi stretti la mano. Giuseppe Sala (centrosinistra) ha osservato che «purtroppo il 25 aprile è un giorno ancora divisivo, invece bisognerebbe ricordare chi ha sacrificato la vita per tutti». Nettissimo l’uomo del centrodestra, Stefano Parisi, che ha sfilato sostenendo lo striscione della Brigata ebraica: «Non dovrebbero manifestare, sono fascisti e antisemiti. Quattro gatti che hanno interrotto la bellezza del corteo». Peggio probabilmente è andata a Napoli, dove la contestazione della «Rete cittadina verso la Liberazione» si è rivolta contro la candidata sindaco del Pd Valeria Valente. Che per evitare che la protesta degenerasse ha dovuto abbandonare la manifestazione: «Sono addolorata e sconcertata: sono stata costretta ad abbandonare il corteo per garantire che tutto potesse proseguire in maniera serena». Ma a fare le spese dell’intolleranza è stato anche il governatore ligure Giovanni Toti. Il cui intervento in piazza Matteotti a Genova è stato accolto da fischi e urla. Che sono aumentati quando l’esponente di Forza Italia ha ricordato La Torre e Girone, i due marò detenuti in India. Il presidente della Liguria l’ha però presa con ironia: «I fischi sono stati una cristallina espressione di democrazia» . Per poi aggiungere che « magari non sono stati espressione di buona educazione ma diciamo che rappresentano bene le idee. Il problema, in manifestazioni come queste, è che scivola sempre un po’ la frizione, qualche scatto c’è sempre». L’appello alle contestazioni era partito dal sito «Palestina rossa» che sostiene che la partecipazione della Brigata ebraica al 25 aprile ( a Roma, alcuni giovani ebrei hanno anche dispiegato una grande bandiera della Brigata ) sia «un’operazione di propaganda del sionismo». Va detto che a Milano i contestatori hanno rispettato i cartelli con i nomi terribili (« Auschwitz» , «Mauthausen», «Stazzema»). Il presidente dell’Aned, Dario Venegoni, lo riconosce. Ma resta convinto «che le contestazioni non abbiano un solo motivo al mondo e siano di un razzismo intollerabile che gioca sul te ma del sionismo. Ma fatti come questi fanno veramente male alla causa palestinese» . Venegoni ricorda anche di aver «chiesto all’Autorità palestinese, l’anno scorso, di prendere posizione contro questi episodi. Purtroppo, ciò non è accaduto».