Fonte:
Il Giornale edizione di Milano
Autore:
Cristina Bassi
Saluto romano per Ramelli : la Cassazione non condanna
Bocciato il pm che voleva condannare la consigliera Capotosti e altri sei per il «presente» alla commemorazione
«Una sentenza storica»: canta vittoria Roberta Capotosti sul treno per il rientro da Roma. La Corte di cassazione ha dato ragione all’ex consigliera provinciale di Fratelli d’Italia e ad altri militanti di destra, dichiarando l’«inammissibilità totale» del ricorso contro il loro proscioglimento. Erano finiti a processo per aver fatto il saluto romano. Le motivazioni del verdetto si conosceranno fra 30-90 giorni. II caso approdato alla Suprema corte nasce il 29 aprile 2014. Alla cerimonia di commemorazione per Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani, assassinati in quella data ma in anni diversi a causa della loro fede politica di destra, i militanti rinnovano il rito del La Russa Quel saluto non è un rito fascista «presente» con il braccio teso. In dieci, tra cui la Capotosti e il cantante Federico «Skoll» Goglio, finiscono sotto inchiesta. Il pm Piero Basitone li accusa di apologia di fascismo in violazione della legge Scelba del 1952 per aver compiuto «manifestazioni usuali del disciolto partito fascista» come «la “chiamata del presente”, il cosiddetto “saluto romano”, l’esposizione di uno striscione inneggiante ai camerati caduti e di numerose bandiere con croci celtiche». Ma nel giugno scorso il gup Donatella Banci Buonamici assolve i tre imputati che hanno scelto il rito abbreviato (la Procura potrebbe fare appello) e dichiara il non luogo a procedere «perché il fatto non sussiste» per gli altri sette. Contro questa sentenza Basilone fa ricorso in Cassazione. Ieri la Prima sezione lo respinge. «E una giornata storica – dice Capotosti -. Si riconosce finalmente la sacralità e la non punibilità del giusto tributo per i nostri martiri. Si sancisce che il “Presente” non è reato. Non conosciamo ancora le motivazioni – aggiunge -, ma nella nostra memoria difensiva abbiamo ribadito che quel gesto deve essere contestualizzato in una commemorazione, in un momento evocativo e che è stato compiuto in segno rispetto. Non si voleva ricostituire alcunché». Conclude la consigliera di Zona 2: «È la prima volta che questo succede nella storia repubblicana, ci auguriamo che il verdetto possa fare giurisprudenza per tutti i processi ancora aperti» per accuse simili. Soddisfatto anche il difensore di Roberta Capotosti, Ignazio La Russa. «Ora la sentenza di proscioglimento diventa definitiva – sottolinea il deputato di Fdi in veste di avvocato penalista -. Già in primo grado avevamo sostenuto che il gesto del “Presente” non aveva lo scopo di fare propaganda o apologia. Rappresentava solo la volontà di onorare tre persone uccise il 29 aprile. Il cosiddetto saluto romano non è un rito fascista». Resta da capire quali siano le motivazioni della decisione della Suprema corte, cui il pg aveva chiesto di accogliere il ricorso di Basilone. Alcuni dei militanti coinvolti in questo caso erano già andati a processo – con lo stesso pm – per fatti simili compiuti alla cerimonia del 2013. E il 19 novembre scorso 16 di loro sono stati condannati a un mese di carcere e a una multa di 250 euro. Non solo. Sempre la Cassazione, con una sentenza del settembre 2014, aveva dichiarato che il saluto romano costituisce tuttora reato. La parola definitiva sta per essere scritta.