Fonte:
Online Hate Prevention Institute - http://ohpi.org.au
Autore:
Andre Oboler
“Measuring the Hate. The State of Antisemitism in Social Media”
Un nuovo importante studio preparato per il “5° Global Forum for Combating Antisemitism” di Gerusalemme “Measuring the Hate. The State of Antisemitism in Social Media”, mette in luce il fatto che non si faccia abbastanza per combattere l’antisemitismo nei social media.
Lo studio di Oboler, basato sul monitoraggio di oltre 2.000 documenti antisemiti pubblicati online sui principali social networks nel corso degli ultimi 10 mesi, mostra che solo il 20% di essi sono stati rimossi.
Quasi la metà dei documenti monitorati afferisce alla tipologia dell’antisemitismo tradizionale o classico i cui principali topoi sono: accusa del sangue, cospirativismo in chiave antisemita, antisemitismo biologistico, etc.
“Measuring the Hate. The State of Antisemitism in Social Media” delinea anche dove ogni tipologia di antisemitismo si manifesta, i contenuti che promuovono la violenza contro gli ebrei si reperiscono principalmente su Twitter (63% su Twitter, il 23% su YouTube e il 14% su Facebook), mentre il negazionismo è più diffuso su YouTube (44% YouTube, il 38% Twitter, il 18% di Facebook).
Il rapporto evidenzia variazioni significative nelle risposte dei vari providers relativamente alle forme di antisemitismo online. Più significativamente, la risposta da ciascun provider è risultata variare a seconda della tipologia di antisemitismo.
Le risposte più efficienti vengono da Facebook dove i messaggi che promuovono la violenza contro gli ebrei hanno una probabilità del 75% di venire rimossi.
Il caso peggiore è costituito dai video antisionisti-antisemiti pubblicati su YouTube, dove solo il 4% è stato rimosso dopo più di 10 mesi.