Fonte:
Il Secolo XIX,
Il Secolo XIX, nella sua edizione genovese, pubblica (senza alcun filtro) l’intervento dai contenuti antisionisti di un lettore :
«Se Israele crea
la barriera d’odio
Sabato 19 dicembre, due jet israeliani hanno violato il cielo della Siria e bombardato un palazzo di 6 piani alla periferia di Damasco, uccidendo un comandante di Hezbollah, Samir Kuntar, altre nove persone e ferendone tante altre, nel silenzio della comunità internazionale, ma ciò non stupisce considerando che il Governo statunitense, per esempio, usa gli stessi metodi per eliminare i propri avversari. Lo Stato israeliano non rispetta il diritto internazionale, le innumerevoli risoluzioni dell’Onu, la sentenza della Corte di Giustizia dell’Aia sull’abbattimento del Muro, mantiene un evidente stato di apartheid, attua omicidi extragiudiziari, arresti amministrativi e ha ucciso migliaia di palestinesi con diverse operazioni militari, riducendo la Striscia di Gaza in un ammasso di rovine e una prigione a cielo aperto. Perché la “Comunità internazionale permette tutto ciò? Dal 1 ottobre ad oggi, sono 130 i palestinesi uccisi, per la maggior parte giovani sotto i 30 anni, gli ebrei uccisi sono 20, in quella che in Occidente viene chiamata “Intifada dei coltelli” e che, come al solito, il Governo d’Israele considera di natura terroristica. In realtà, guardando i video che arrivano dai Territori, si vedono giovani palestinesi che lanciano pietre con le fionde e con le mani, talvolta anche bombe molotov e si legge che aggrediscono militari e coloni, con coltelli, cacciaviti, con azioni individuali e non organizzate, contro militari sui mezzi blindati. Questi giovani palestinesi uccisi non sono terroristi, ma rappresentanti di una rivolta disperata della gioventù privata dei più elementari diritti, una gioventù che ha perso ogni speranza di libertà. Il governo colonialista di Netanyahu, a mio parere, non vuole né uno Stato palestinese né uno Stato binazionale e, con la durezza dell’occupazione e dell’oppressione, sta creando una barriera di odio per impedire ogni possibile futura convivenza tra i due popoli.» I.B.