Luogo:
Roma
Fonte:
Il Messaggero edizione di Roma
Autore:
Ilario Filippone
Raid contro lo chef: «Amico di Israele»
«Fuori l’apartheid dal menu», era scritto nei fogli lasciati nel locale, manifestanti fuggiti all’arrivo della Digos
LE MINACCE
Il blitz è scattato domenica all’ora di pranzo. Un gruppo di attivisti palestinesi ha fatto irruzione nel ristorante “La stazione di posta”, al Testaccio, creando scompiglio fra le coppie e le famiglie sedute ai tavoli. Nel mirino della protesta, lo chef romano Marco Martini, accusato «di essere complice del colonialismo israeliano» per avere assicurato la sua presenza al “Round tables tour”, l’appuntamento culinario che si terrà a Tel Aviv dall’1 al 22 novembre. Il cuoco non era nel locale, sono stati i camerieri a lanciare l’allarme. Al suono delle sirene, i palestinesi si sono dileguati in strade diverse. Gli agenti della Digos hanno trovato dei volantini. «Oltre 130 gruppi per i diritti umani in tutto il mondo —recita il testo — hanno scritto a Martini e agli altri chef per chiedere che si ritirino. L’evento culinario è sponsorizzato dalla Galan Heights Wirney, che opera in una colonia illegale, e dal governo israeliano, responsabile di politiche di oppressione e apartheid». Per gli inquirenti si tratta di «piccoli segnali d’allarme in vista del Giubileo». Un’ora prima, la polizia di Stato aveva evacuato piazza Cairoli per una borsa sospetta abbandonata sui gradini della chiesa San Carlo ai Catinari, di fronte al Centro russo di scienza e cultura. L’allarme è rientrato a stretto giro, lo zaino custodiva abiti dismessi.
I TESTIMONI
Il ristorante “La stazione di posta” si trova in largo Dino Frisullo, all’interno della Città dell’altra economia. A quell’ora, c’erano anche famiglie con bambini. Gli investigatori hanno sentito alcune delle persone presenti. Secondo le testimonianze raccolte, non ci sarebbero stati scontri, la protesta è andata avanti per mezz’ora, senza provocare incidenti o danneggiamenti. Gli uomini entrati nel ristorante, stando a una prima ricostruzione, non erano armati, agitavano cartelli e sventolavano bandiere palestinesi. Sono partiti in gruppo, al grido «Martini, amico degli oppressori israeliani». Quando sono arrivati gli agenti della Digos, sono fuggiti.
L’EVENTO
«Ho sentito urlare e visto bandiere sventolare, ma non ero dentro il locale», dice il signor Marcello. Abita nel quartiere Testaccio. Quando è scattata l’irruzione, si trovava nei paraggi. «Cucinare nei ristoranti chic di Tel Aviv — è scritto sui volantini seminati per strada dai palestinesi – vuol dire rendersi complici delle violazioni israeliane dei diritti umani e della perpetuazione dell’occupazione, dell’apartheid e del colonialismo. Chiediamo ai partecipanti di boicottare l’evento». Il testo esordisce con uno slogan: «Fuori l’apartheid dal menù». E ancora: «Ai cuochi — si legge — chiediamo di sostenere l’appello della società civile palestinese e di boicottare il “Round tables tour”, come mezzo non violento per esercitare pressioni su Israele». Marco Martini è stato premiato come miglior chef emergente per il centro Italia. La sua partecipazione al “Round tables tour” è l’ennesimo riconoscimento. L’evento di portata internazionale coinvolge tutti i big della cucina.