Fonte:
Huffington Post Italia
Autore:
Micol Sarfatti
Thor Steinar, il boom del marchio di moda preferito dai neo-nazi che ora piace anche ai “bravi ragazzi”
Felpe con aquile, asce bipenni, soggetti nordici e divinità pagane, scritte in caratteri gotici, magliette con rune. Slogan con reminiscenze da Terzo Reich e un logo che ricorda quello delle SS.
Benvenuti nel mondo di Thor Steinar, marchio di moda tedesco, da sempre caro ai neonazisti europei e ora in irresistibile ascesa tra pubblico mainstream e giovani della buona borghesia europea. Soprattutto a Est. Una linea di vestiti con fatturati milionari, negozi monomarca sparsi per il vecchio continente e progetti di apertura anche negli Stati Uniti. Poco importa se Thor Steinar è finito nella bufera per l’utilizzo di simboli legati all’iconografia hitleriana. Pazienza se i suoi capi sono stati vietati al Bundestag o allo stadio del Borussia Dortmund e indossati dalle guardie neonaziste assoldate dalla filiale tedesca di Amazon per intimidire i dipendenti stranieri, come denunciato da un’inchiesta del 2013.
L’azienda è stata fondata nel 1999 da Axel Kopelkeun, uomo riservato e senza alcuna connessione accertata con gli ambienti di estrema destra, a Königs Wusterhausen. La grigia città industriale cadde in disgrazia dopo la caduta del Muro di Berlino, lasciando senza lavoro centinaia di uomini, che incanalarono la disperazione nei movimenti di estrema destra. Furono loro i primi a indossare i capi di quella, allora, piccola fabbrica.
Aprendo il sito di Thor Steinar si viene accolti da una musica rilassante. C’è anche una sezione in cui magnificano le gesta dei Vichinghi e le bellezze naturali della Norvegia, Paese in cui si dice sia nato questo marchio “perfetto per tutta la famiglia, per chi ama la natura e lo sport”. Ma, se si sfogliano i cataloghi, compaiono capi con omaggi all’aviazione nazista e un’intera linea chiamata Nordmark, come un campo di sterminio.
Il portavoce dell’azienda Rainer Schmidt ha fatto sapere che “i loro prodotti sono ideati per compiacere il mercato e non la politica”.
“La strategia è ambigua –ha commentato il neonazista tedesco Patrick Schroeder, così attento al look da essere stato ribattezzato il Nazi hipster–Thor Steinar non ha connotazione politica dichiarata, ma se usi soggetti d’ispirazione nordica è ovvio che attiri un certo tipo di pubblico”.
Nel 2009 il marchio è stato venduto a un gruppo di Dubai, mossa poco apprezzata dagli estimatori xenofobi, per poi tornare nelle mani di un CEO svizzero. Proprio in questi ultimi anni è stata messa a punto la strategia di espansione che prevedeva la conquista di nuovi mercati con collezioni donna e bambino e produzione di accessori.
Ad accorgersi della graduale diffusione di Thor Steinar anche fuori dai raduni di estrema destra è stato, nel 2010, Pavel Klymenko, attivista ucraino impegnato nel monitoraggio di movimenti xenofobi nelle tifoserie sportive. “Inizialmente questi capi erano una sorta di marchio di fabbrica dei neonazisti ucraini- ha spiegato Klymenko al sito americano New Republic- erano un modo per identificarsi. Oggi li indossano anche i cosiddetti bravi ragazzi”.
In Ucraina i movimenti di estrema destra si son rafforzati soprattutto dopo la Rivoluzione Arancione del 2005 e hanno poi trovato nuova linfa, sfruttando l’opposizione ai filo russi e le proteste della Maidan dello scorso anno. Ma l’aumento delle vendite di Thor Steiner non sembra legato solo a questo “La verità –prosegue Klymenko-è che molti comprano per moda senza nemmeno sapere il significato e la storia di quello che indossano”.
A Kiev, per qualche anno, i capi Thorn Steinar sono stati venduti, ironia della sorte, nel centro commerciale di un uomo d’affari ebreo: il Dream Town. Oggi il corner è stato chiuso, ma per lungo tempo gli articoli con richiami neonazisti se ne stavano in bella mostra vicino a quelli di brand giovanili come Abercrombie & Ficht o Benetton. Nessuno notava le differenze. Per chi non poteva permettersi gli originali, i cui prezzi oscillano tra i 35 e i 200 euro, c’erano delle imitazioni.
Il marchio va fortissimo anche in Russia e in Paesi come la Repubblica Ceca e la Slovacchia, qui pare sia particolarmente apprezzato dai metal e dai fan dell’hip-hop. Nell’Est Europa, dove l’ideologia di estrema destra è ancora forte, piace “perché si allinea a un’estetica machista molto in voga tra chi ama i look sportivi e tra uomini non più giovanissimi”, come spiega il commesso di un punto vendita a Praga.
In Germania resta sinonimo di neo nazismo e per questo non cresce. A Londra, invece, è stato aperto un punto vendita Thor Steinar nella zona di Finchley, cuore della comunità ebraica. Per il titolare Zsolt Mogyorodi non c’è niente di male a vendere “abiti sportivi che piacciono soprattutto ai tanti immigrati dall’Europa dell’Est” e la questione dei legami con ambienti xenofobi è “solo una vecchia storia”.
In Italia il marchio è ancora di nicchia. A Milano lo si trova da Nutty, negozio di abbigliamento che in catalogo ha altre firme legate alla destra radicale, come Lonsdale o Fred Perry. Raggiunti telefonicamente da Huffpost, i commessi hanno tagliato corto. “Le vendite vanno male. Non sapete che c’è la crisi-hanno detto- Vale anche per Thor Steinar, che per noi è un prodotto qualunque. Non ci interessa sapere chi compra i nostri vestiti, non vendiamo ideologie”.
Per ora nel nostro Paese, al di fuori degli ambienti di estrema destra, le aquile di Thor Steinar non hanno ancora spiccato il volo.