Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Davide Frattini
Frase choc di Dieudonné: indagato per apologia di terrorismo
Il comico antisemita ha scritto su Facebook: «Je suis Charlie Coulibaly». Poi la pagina è stata rimossa
Parigi «Dopo questa marcia storica, ma che dico, leggendaria, istante magico uguale al Big Bang che creò l’universo o in misura inferiore (più locale) all’incoronazione di Vercingetorige, me ne tomo a casa. Sappiate che, per quanto mi riguarda, io mi sento Charlie Coulibaly».
Lo slogan storpiato che mette insieme le vittime e i carnefici, la satira e il terrorismo. Dieudonné è riuscito ancora una volta a indignare i francesi con le sue parole, ad attirare la rabbia dei politici («un’aberrazione», la definisce il premier Manuel Valls) e l’attenzione della magistratura che ha aperto un’inchiesta per apologia del terrorismo.
Il comico — già condannato per antisemitismo, inventore di un gesto simil-nazista adottato dopo i gol da calciatori come Nicolas Anelka — ha cancellato da Facebook II messaggio, non ha chiesto scusa. Ha scritto una lettera aperta a Bernard Cazeneuve, il ministro degli Interni, in cui accusa II governo francese di trattarlo come «il nemico pubblico numero 1»: «Quando mi esprimo, non tentate di capirmi, di ascoltarmi. Cercate un pretesto per vietarmi. Mi si considera come Coulibaly, mentre non sono diverso da Charlie». Ribadisce così il paragone con Amedy Coulibaly che giovedì mattina ha ammazzato una vigilessa e il giorno dopo ha assaltato un supermercato alla periferia di Parigi e ucciso quattro clienti. II terrorista ha raccontato di aver coordinato gli attacchi con i due fratelli Kouachi che hanno massacrato 12 persone nell’attacco al settimanale satirico Charlie Hebdo. «Non bisogna confondere la libertà d’espressione con l’antisemitismo, il razzismo e il negazionismo, perché non rappresentano delle opinioni, sono dei delitti», commenta il premier Valls. Il sindaco di Nizza ha annunciato di aver proibito lo spettacolo di Dieudonné, previsto nella città alla fine di giugno. La Procura aveva già aperto un’indagine contro di lui per apologia del terrorismo, quando in settembre aveva diffuso un video in cui scherzava sull’uccisione di James Foley, il giornalista americano decapitato in Siria dai miliziani in nero dello Stato Islamico. Un anno fa Valls aveva minacciato di vietare tutti gli show del comico — ha anche fondato un partito con il saggista di estrema destra Alain Soral — perché durante uno spettacolo si era dichiarato dispiaciuto che un giornalista ebreo non potesse essere mandato alle camere a gas.
Dieudonné considera le commemorazioni e il ricordo dell’Olocausto come «pornografia della memoria». Nel 2008 ha invitato sul palco il negazionista Robert Faurisson e gli ha dedicato un premio «all’insolenza»: il trofeo è stato consegnato da un assistente che indossava la divisa con la stella gialla dei prigionieri nei campi di sterminio.