Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Alessandro Capponi
Un altare per l’Ss Priebke Marino: «Rimuovetelo»
A Roma fiori e una messa per il nazista morto un anno fa
Roma – Non più per l’uomo ma forse per il suo fantasma, di certo Roma continua a discutere nel nome di Erich Priebke. A un anno dalla morte dell’aguzzino delle Fosse Ardeatine — l’eccidio è del marzo del 1944, 335 vittime Innocenti per le quali Priebke non ha mai pronunciato una parola di pentimento — e a pochi giorni dal 16 ottobre, data che nel 1943 vide il rastrellamento degli ebrei romani, è l’iniziativa del legale dell’ufficiale nazista, Paolo Giachini, a far deflagrare le polemiche: a ponte Sant’Angelo, a pochi passi da San Pietro, viene celebrata una messa con un altarino improvvisato di fiori e cartelli, uno con un falco in volo verso il sole e la scritta «Ciao capitano», manifesto affisso anche in alcune strade della città.
Per il sindaco Ignazio Marino è «una volgare provocazione, chi l’ha compiuta ha la testa più vuota che rasata». Per il presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, «il carnefice delle Ardeatine merita l’oblio, di lui adesso si stanno occupando gli angeli delle persone cadute vittime della follia del nazismo. Io quell’uomo non lo voglio neanche più nominare».
Quasi impossibile non nominare Priebke, però, perché l’ufficiale nazista — dopo la guerra fuggito in Sud America e là scovato da una troupe televisiva, quindi condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, vissuto a Roma fino al compimento dei cento anni e tra mille polemiche, inclusa quella che scatenò con un videotestamento dal messaggio choc: «Le camere a gas sono state un falso» — genera, nella Capitale, reazioni come quella del sindaco: «Quanto accaduto su ponte Sant’Angelo ferisce tutta la comunità cittadina e rappresenta un vero schiaffo alla città di Roma che ha avuto un ruolo fondamentale nella Resistenza. Nessun luogo della Capitale potrà ospitare il ricordo del gerarca nazista, responsabile dell’atroce eccidio delle Ardeatine nel quale persero la vita 335 italiani.»
Il legale Paolo Giachini spiega di aver ricevuto «dalla Prefettura di Roma l’autorizzazione ad andare a deporre fiori sulla tomba di Priebke, in uno scenario magnifico sotto la giurisdizione del ministero degli Interni». Ma intanto aggiunge anche di aver deciso di «eleggere come luogo ideale della sua memoria il ponte Sant’Angelo. E proprio là chiunque vorrà rendere omaggio all’ufficiale delle SS potrà portare un fiore o rivolgere un pensiero». Difficile anche questo, perché il Campidoglio ha ordinato «l’immediata rimozione» dell’altarino, dei fiori e dei manifesti, quelli su ponte Sant’Angelo e gli altri sparsi in città. Ma intanto c’è una certezza che non si può rimuovere: «Che a pochi giorni dall’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma — scuote la testa Ignazio Marino — sia stato compiuto un gesto simile, ecco, addolora ancora di più».