Fonte:
ANSA
Autore:
Rosanna Pugliese
«Per gli ebrei sono i tempi peggiori dall’era del nazismo»
«Per gli ebrei sono i tempi peggiori dall’era del nazismo». Dalle pagine del britannico Guardian, il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Dieter Graumann, rinnova la sua denuncia sull’ondata di antisemitismo esplosa in Europa con gli scontri a Gaza facendo un riferimento esplicito all’olocausto. Il paragone non sfugge in Germania, e finisce sui siti delle principali testate, che lo riportano senza commento. La denuncia non è nuova. Charlotte Knobloch, numero uno della comunità ebraica di Monaco, è arrivata ad invitare gli ebrei a non rendersi riconoscibili come tali. E da giorni lo stesso Graumann ripete che la comunità giudaica ha di nuovo paura, a causa delle molte manifestazioni di odio raccolte in queste settimane. Al quotidiano di Londra, Graumann ha ripetuto che «per strada senti urlare cose come ‘gli ebrei dovrebbero essere gasati’ ‘gli ebrei dovrebbero essere bruciati’ – slogan gridati durante le manifestazione pro-palestinesi -. Non avevamo avuto cose del genere in Germania da decenni. Chi pronuncia queste parole non sta criticando la politica di Israele, questo è puro odio contro gli ebrei: nient’altro». «E non è solo un fenomeno tedesco», ha aggiunto. Una denuncia che riecheggia quanto ha sostenuto nei giorni scorsi a Berlino. Il riferimento esplicito al nazismo, invece, è un passo in più e definitivo di condanna della reazione che la comunità ebraica ha subito, in molti paesi d’Europa, in concomitanza dell’ultimo scontro sulla Striscia di Gaza. Non è il solo ad aver preso una posizione forte e a ribellarsi, segnala chi affronta l’argomento: contro l’antisemitismo si sono pronunciati l’Onu, Angela Merkel, – ha accusato chi accusa gli ebrei di «attaccare la libertà la tolleranza e la democrazia in Germania» – e il premier francese Manuel Valls, «chi attacca un ebreo in quanto ebreo attacca la Francia». In Germania le manifestazioni anti-israeliane delle scorse settimana sono state l’occasione di portare in piazza slogan razzisti, e c’è stato anche l’attacco incendiario notturno a una sinagoga, quella di Wuppertal: 3 molotov contro l’ingresso. Subito dopo sono stati arrestati un diciottenne che ha detto di essere palestinese, e un profugo siriano. In Francia le sinagoghe attaccate sono state addirittura otto. In Italia sono state denunciate svastiche sulle vetrine dei negozi di commercianti ebrei – continua il drammatico ‘punto’ fatto dal Guardian – in Olanda la principale associazione che combatte l’antisemitismo, Cidi, «ha ricevuto 70 telefonate di allarme in una settimana il mese scorso, la media in genere va da tre a cinque». E in Belgio una donna è stata allontanata da un negozio con le parole «al momento non vendiamo agli ebrei». È accaduto altre volte che, con l’esplosione della violenza a Gaza, le comunità ebraiche abbiano subito atti di intimidazione e agguati. Ma quello che si registra in questi giorni è un fenomeno che sembra avere una portata diversa: «Non stanno gridando a morte gli israeliani, stanno gridando a morte gli ebrei», ha sottolineato il presidente della comunità ebraica francese Crif Roger Cokierman al giornale di Londra, che conclude: «in Europa il conflitto di Gaza sta respirando nuova vita in un demone molto vecchio e orrendo».