Fonte:
il Fatto Quotidiano
Autore:
Stefano Citati
Casa Pound e Brigate Garibaldi
Italiani della guerra ucraina
Nel ‘contingente internazionale’ che combatte con i filo-russi anche spagnoli e francesi. Esponenti ‘neri’ con i nazionalisti di Pravi Sektor
Venite in Ucraina voi che volete combattere per difendere una patria, un’ideologia. Voi che volete lottare a rubabandiera con il nemico d’opposta fazione. Voi che volete menar le mani e salire sulle barricate armi in pugno. Il luna park della violenza nel cuore d’Europa fa ormai il paio con quello nel centro del Medio Oriente, la Siria, dove sarebbero oltre 3.000 gli occidentali infiltrati oltre-confine per unirsi alla ribellione dei gruppi jihadisti contro Assad. Ma l’Ucraina è più vicina, in chilometri e pensieri, per i giovani fascisti o comunisti che dir si vogliano, e il suo destino più strettamente legato a quello dei ragazzi (od ormai uomini) che cercano gloria sul campo di battaglia non solo virtuale dei social network o delle strade del resto d’Europa.
ERA OTTANT’ANNI FA in Spagna, è ora in Ucraina che sorgono le brigate internazionali contro il regime fascista’ di Kiev, difeso dai nostalgici di oggi, nel ricordo delle milizie inviate dai regimi nazifascisti a sostenere i nazionalisti di Franco.
Su Internet appaiono le immagini di ragazzi che reggono la bandiera italiana con la stella a cinque punte, quella della Brigata Garibaldi che i partigiani comunisti inalberavano nella lotta contro i nazisti; ma anche quella della testuggine simbolo di Casa Pound sotto il pennone che regge una bandiera ucraina. Quanti siano i combattenti – ribattezzati i Comunardi – che si starebbero unendo alle forze filo-russe dell’autoproclamata repubblica indipendente di Donetsk per ora non si sa, ma i media russi, come Lifenews che coprono capillarmente le violenze nell’est ucraino diffondono le immagini dei membri delle nuove brigate internazionali venute a sostegno: reparti paramilitari inviati da Jobbik, il partito nazionalista xenofobo ungherese inquadrati nella ‘Legione San Istvan’ (Santo Stefano, ndr), e poi i polacchi anti-Nato, fotografati in balaklava (passamontagna, ndr) che hanno scelto il lato orientale dell’Ucraina, mentre l’ovest è legato proprio alla Polonia ‘ufficiale’. Truppe di contorno a personaggi come Igor Strelkov, ufficiale del servizio segreto militare russo Gru o Aleksandr Kiefel, ex ufficiale dell’esercito dell’ex Germania Est. E poi reduci dell’Afghanistan, che combatterono con l’Armata Rossa e sono ora tornati in servizio nelle cittadine insorte contro il nuovo potere di Kiev che ha scacciato l’ex presidente filo-russo Yanukovich. E ancora esponenti di gruppi anarchici e sinistrorsi spagnoli, francesi, canadesi.
Dall’altra parte della barricata, tra le milizie di Kiev, sotto la bandiera del nazionalista Stepen Bandera (‘alleato’ dei nazisti per cacciare i sovietici da Kiev negli anni 30-40) riesumata dalle centurie inquadrate in Pravi Sektor, Settore destro, nazional-fascisteggiante servizio d’ordine di piazza Maidan durante i giorni della rivolta di novembre-febbraio, ci sarebbero invece esponenti del mondo ‘nero italiano’ come Francesco Saverio Fontana (nome di battaglia Stan), definito ‘ufficiale’ di collegamento con gli squadristi italiani in diversi siti e blog. E ad addestrare le truppe di Kiev ci sarebbero contractor della Blackwater, e anche istruttori Cia.
Sul lato sinistro dello schieramento che spacca in due l’Ucraina, l’organizzazione Millennium (il cui manifesto è intriso di ‘comunitarismo e identità’, contro l’alienazione voluta dai canoni borghesi’) si starebbe occupando del reclutamento dei volontari pronti a partire verso il fronte che sta facendo risorgere la Cortina di Ferro in Europa.
Una guerra prima di tutto di propaganda, un tam-tam continuo di messaggi e foto che scorre come una corrente neppur sotterranea sul web, con difficili conferme sul terreno, dove i due blocchi continuano a spararsi e ad accusarsi delle peggiori nefandezze belliche.