29 Maggio 2014

Processo contro il movimento antisemita Militia

Fonte:

la Repubblica edizione di Roma

Autore:

Federica Angeli

Caso Militia Fini in aula “Striscioni infami contro di me”

E Alemanno diserta il processo per istigazione all’odio razziale

L’udienza del processo contro Militia, che vede tra gli imputati i suoi leader Maurizio Boccacci e Stefano Schiavulli, sarebbe dovuta cominciare con la testimonianza dell’ex sindaco Gianni Alemanno, che però non si è presentato, senza neanche avvisare il tribunale.

L’ex presidente della Camera Gianfranco Fini invece è entrato in aula puntuale e in una manciata di minuti la sua deposizione è finita. Nel procedimento istruito dal pubblico ministero Luca Tescaroli che vede sul banco degli imputati sette persone accusate di associazione per delinquere in violazione della legge Mancino, per aver diffuso idee fondate sull’odio razziale ed etnico tramite la formazione Militia, Fini entra in gioco perché a lui furono rivolte scritte ingiuriose ed offensive. Veniva definito un «pezzo di merda giudaico», insieme all’allora presidente del Senato Renato Schifani e all’ex sindaco capitolino Gianni Alemanno in uno striscione lasciato in giro per la città. «Sono indignato per quelle scritte» e per «l’infamia» degli autori, ha detto Fini. L’ex presidente della Camera, nella sua breve testimonianza, ha poi affermato di .non aver subito alcun danno» da quelle scritte probabilmente legate ai rapporti istituzionali che all’epoca intratteneva con Israele.

Nessun disagio in aula, a differenza di quanto accaduto quando a testimoniare fu il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, insultato e minacciato da Schiavulli. Malgrado il leader di Militia e Boccacci avessero dietro di loro Mirko Viola, già condannato per il processo Stormfront, che indossava una maglietta nera con su scritto Militia in segno di solidarietà, hanno tenuto un basso profilo.

Nel corso dell’udienza di ieri è stato ascoltato anche l’ex dirigente della Digos capitolina Lamberto Giannini, colui che seguì materialmente le indagini su Militia dal 2008 al 2011. II suo racconto ha aggiunto dettagli importanti al processo in corso perché l’inquirente ha dato conto di danneggiamenti da parte del movimento di estrema destra nei confronti di commercianti ebrei di viale Libia. In concomitanza con scritte offensive infatti sono state rotti i lucchetti delle serrande dei negozi a più riprese negli anni. E’ sempre a tre appartenenti di Militia poi che Giannini ha attribuito la collocazione dell’ordigno rudimentale sulla scalinata del Campidoglio il 1 agosto del 2009. La scatola con i fili elettrici fu ritrovata in occasione della ricorrenza della strage di Bologna, la scritta recitava “2 agosto 1980-2009. La strage non è fascista ma dello Stato. Militia”. La prossima udienza è fissata per il 4 giugno