Fonte:
Corriere dello Sport Stadio
Autore:
Fabio Massimo Splendore
Si stringe il cerchio sui cori antisemiti
La Digos di Torino scrive alla Procura: un centinaio i responsabili della Curva Sud, si lavora per prenderli. Ad aprile le nuove regole della task force per il 2014 – 2015: il Viminale vigilerà sull’attuazione
ROMA – La Digos di Torino è al lavoro. Da domenica pomeriggio non ha mai smesso di visionare immagini e sentire i file audio del sistema esterno e interno allo Juventus Stadium, per isolare quel coro orrendo. L’insulto antisemita si sente distintamente, la zona – questo era emerso già dal comunicato del giudice – è la Curva Sud. C’è stato un lavoro di squadra con la Procura federale: è ormai acclarato che all’inizio, dal frastuono interno all’impianto, non era stato possibile distinguere quelle espressioni indecenti. Sono un circa un centinaio, questa è la percezione degli investigatori dopo l’analisi: vero è che, a sentire certi stralci sul web (lo abbiamo fatto), si ha la sgradevole sensazione che quella voce, quel coro, si diffonda ben oltre. Il lavoro della Digos continua: ci sono elementi per poter arrivare alla identificazione di più di uno di quei responsabili. E sarà l’obiettivo da qui alle prossime ore, ai prossimi giorni. La documentazione è stata trasmessa ieri in Procura, Tosel la aspetta per determinare: di certo c’è che la Curva Sud dello Juventus Stadium aveva già beneficiato della sospensiva e quindi qualsiasi tipo di provvedimento comporterebbe la chiusura immediata.
NAPOLI-ROMA – Sui fatti di Napoli, riferiti ai tifosi giallorossi, la Questura di Roma non ha potuto fornire elementi chiarificatori – li aveva chiesti a supporto il giudice sportivo all’Osservatorio per valutare una eventuale chiusura – se non una suddivisione di quei tifosi che ha portato a capire che circa 200 (la metà) appartenevano alle frange estreme. C’è da dire che un modo immediato per conoscere i settori abitualmente occupati all’Olimpico dai tifosi romanisti autori dei cori di discriminazione territoriale a Napoli ci sarebbe: semplicemente sentire la società, che ha lo screening dei suoi tifosi e attraverso le Away Card sa anche dove ritrovarli nel proprio stadio. Questo discorso vale per la Roma e per tutte le società. Il supporter liaison officer, imposto dalla Uefa e recepito dalla Figc, è proprio il dirigente addetto ai rapporti con la tifoseria deputato ad avere anche queste informazioni. Il problema è riempire questa figura di contenuti. Ed è uno dei passaggi ritenuti cruciali dal Viminale, in questo supportato dal presidente della Figc Abete, per dare quella svolta culturale necessaria nel rapporto tra club e frange estreme del tifo. Un rapporto che deve cambiare nella consapevolezza che anche un non-rapporto sarebbe controproducente. Roberto Massucci, vice presidente operativo dell’Osservatorio, batte da tempo su questi concetti.
LA SVOLTA – Sarebbero tante le domande in questo nuovo passaggio cruciale del calcio italiano, che ha scelto di darsi una norma attraverso la quale ha ottenuto l’involontario effetto di incrementare la visibilità al mondo ultrà – che sarebbe anche una risorsa, se ti ci interfacci in maniera corretta – e che in virtù di questa discriminazione territoriale, all’estero sta immeritatamente guadagnando l’immagine generalizzata di Paese razzista. Sicuramente bisogna riequilibrare i comportamenti dentro gli stadi, dove le società – giova ricordarlo – sono loro le uniche responsabili dell’evento e della sua sicurezza Esaltare i comportamenti positivi, che di solito passano per normali, sarà un altro passaggio importante per valorizzare la parte sana del tifo.
LE NOVITA’ – E poi le regole. Le nuove regole. 0 le regole semplicemente riscritte, ma con l’obbligo di rispettarle. Il ministro dell’Interno Alfano ha fatto i passaggi necessari. E’ andato in Lega, ha ascoltato i problemi e raccolto la richiesta di aiuto del mondo del calcio. Ha istituito una task force e l’ha affidato al prefetto Panico, capo segreteria del Dipartimento della pubblica sicurezza, che ci ha messo competenza e passione. La task force ha lavorato su una serie di punti, tra cui risegmentazione dei settori degli stadi e campagne antirazzismo. Ci siamo, le regole stanno per arrivare: subito dopo la metà di marzo (il 19), ci sarà l’ultima riunione, a inizio aprile la presentazione per la prossima stagione. Poi però occorreranno investimenti, lavoro, convinzione, risorse umane. E non potrà pensarci il Viminale. Toccherà al calcio. Uno scenario si staglia, fosco. Dopo la morte dell’ispettore Raciti, nel 2007, il Ministero dell’interno fu costretto ad intervenire arrivando a minacciare la chiusura degli impianti, per far rispettare regole che già c’erano: i tornelli, la videosorveglianza, il filtraggio e il prefiltraggio, sulla carta c’era tutto, nella pratica no. Ecco, questo non vorremmo rivederlo.