Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Stefano Montefiori
Francia, cala il sipario su Dieudonné
Vietati gli show del comico antisemita
Fischi e proteste della gente in attesa davanti al teatro di Nantes
Nantes — «Ecco i cretini!», si sente gridare dalle auto sui fan di Dieudonné in marcia verso lo spettacolo mancato. Siamo appena fuori Nantes, nella zona dell’Ikea e degli ipermercati, e qualcuno tornando a casa dopo la spesa si toglie la soddisfazione di stuzzicare i ragazzi della quenelle: «Soldi del biglietto buttati, ben vi sta», «buffoni», «siete dei poveretti», ma loro non fanno una piega, anzi sembrano compiacersi di essere così lontani dall’odiato pensiero comune. Lo show è stato infine cancellato dal Consiglio di Stato a Parigi, la polizia blocca l’accesso al palazzetto dello sport ma il pubblico di «Dieudo» cammina lungo la tangenziale e poi nel fango di un prato per raggiungere, finalmente, lo Zénith del tutto esaurito, la piccola terra promessa dove almeno stasera gli «antisistema», come dicono loro, sono maggioranza. Cinquemila 600 persone avevano pagato 43 euro per sentire un’ora e passa di insulti contro l’universo e in particolare gli ebrei, e ora che all’ingresso si trovano davanti gli agenti Crs in tenuta antisommossa, con Dieudonné bloccato dentro, decidono di farlo loro, lo spettacolo. Cantano la Marsigliese a squarciagola, ma anche Shoananas (da Shoah e ananas), la disgustosa marcetta inventata da Dieudonné per prendersi gioco dell’Olocausto. Sull’aria del «Canto dei partigiani» gridano ridendo «la senti la quenelle?» e poi davanti ai poliziotti in tenuta antisommossa si fanno fotografare dagli amici mentre fanno il gesto ormai diventato un triste tormentone popolare, il braccio teso all’ingiù e la mano sulla spalla. E più che altro una versione particolarmente oscena del gesto dell’ombrello, una grande supposta promessa al mondo intero «e chi ti ha detto che è antisemita», dice una ragazza, ma il fatto è che sembra un saluto nazista alla rovescia e soprattutto in quella posa molti amano mettersi davanti alle sinagoghe o ai cimiteri ebraici, guarda caso. Chi va a vedere Dieudonné? Ieri è stata la giornata della battaglia legale tra il governo e i suoi avvocati, ma al di là delle questioni in punto di diritto, perché il palazzetto era tutto esaurito? Chi sono quelli che comprano il biglietto, gli abitanti delle banlieue degradate, coalizzati contro gli ebrei magari sotto la bandiera dell’islam radicale? Non sembra. Qui allo Zénith di Nantes — città modello, ricca, piena di verde, bene amministrata, neanche 30o mila abitanti — tra i 5.600 spettatori mancati si vedono tanti francesi apparentemente della classe media, che portano i figli a vedere «uno che non ha paura di spararle grosse», come dice una signora quarantenne con il figlio adolescente. «E’ l’unico che fa arrabbiare davvero i politici, per questo mi piace» dice Francois, che fa il commesso in un negozio di scarpe nel centro di Nantes. Dieudonné è un amico dell’Iran e di Hamas e probabilmente sono gli ayatollah ad avere finanziato la sua «Lista anti-sionista» alle Europee del 2009, ma al cuore dei suoi ignobili monologhi — «Tra ebrei e nazisti sono neutrale, non so chi ha cominciato anche se un’idea ce l’ho» — non c’è la questione palestinese o l’islamofobia francese. Del resto Dieudonné, di padre camerunense e madre bretone, educazione cattolica, è più amico di Jean-Marie Le Pen, padrino del suo terzo figlio, che dei musulmani. «Quanto ci hanno stufato con questa storia dell’Olocausto, con quella scusa gli ebrei pretendono di avere sempre ragione — dice Jeanne, 28 anni, accompagnata dal fidanzato —. Dieudonné finalmente va contro il governo, la destra e pure gli ebrei che tengono tutti al guinzaglio». «Dieudonné libéré!» grida il suo pubblico, dopo essersi sgolato invocando le dimissioni di Valls. Nei giorni in cui persino un campione come Anelka fa la quenelle dopo un gol allo stadio, Valls ha il merito di avere cercato di distinguere quel che è accettabile da quel che non lo è. Ma la censura preventiva che applica a Dieudonné ha basi giuridiche molto deboli, come dimostra la decisione del tribunale di Nantes, che in un primo momento ieri aveva dato il via libera allo show. Nel giro di poche ore, ieri, Dieudonné è apparso un eroe, capace di sconfiggere il ministro, e poi un martire, soffocato dalla repressione ma osannato dal suo popolo. Meglio di così, purtroppo, non gli poteva andare.