Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Alessandra Arachi
Napolitano: il negazionismo sia un reato Ma i grillini fanno slittare l’approvazione
Roma, il capo dello Stato in sinagoga, Il Papa: mai dimenticare i deportati
ROMA — È stata l’ultima cosa che il presidente Giorgio Napolitano ha detto lasciando il Tempio Maggiore, ieri mattina: «Sono convinto che l’iter della legge che introduce il reato di negazionismo verrà presto completato in Parlamento». E il presidente del Senato Pietro Grasso deve aver colto al balzo le sue parole, visto che appena tornato a Palazzo Madama ha concesso la sede deliberante alla commissione per far approvare la legge il più rapidamente possibile. Inutilmente. Il Movimento 5 Stelle nel pomeriggio ha contestato la scelta della sede deliberante, proprio ieri. Ieri che la comunità ebraica romana ha celebrato con dolore il settantesimo anniversario della deportazione degli ebrei romani nei campi di concentramento. Sono arrivate tutte le principali cariche dello Stato ieri mattina per questo, nella sinagoga di Roma, con loro il sindaco Ignazio Marino. E’ arrivata anche la lettera di papa Francesco, indirizzata al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: «Desidero unirmi, con la vicinanza spirituale e la preghiera, alla commemorazione. Mentre ritorniamo con la memoria a quelle tragiche ore dell’ottobre 1943, è nostro dovere tenere presente davanti ai nostri occhi il destino di quei deportati, percepire la loro paura, il loro dolore, la loro disperazione, per non dimenticarli, per mantenerli vivi, nel nostro ricordo, nella nostra preghiera». La memoria. E’ una parola che ieri mattina è echeggiata più e più volte dal pulpito della sinagoga nelle parole del capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna, del sindaco di Roma, dell’ambasciatore dello Stato d’Israele Naor Gilon. Memoria.Il senso profondo lo ha spiegato bene Riccardo Pacifici: «E’ un esercizio che non serve per piangere i morti o impietosire qualcuno, ma per costruire per il presente e per il futuro gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio, verso chiunque». Con lo stesso ardore ha parlato Renzo Gattegna e anche lui, come tutti dal pulpito, ha evocato, senza mai nominarlo, il boia delle Fosse Ardeatine che non si è mai pentito del suo eccidio. C’erano tanti sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti ieri mattina nella sinagoga di Roma e c’era anche Enzo Camerino, uno dei due (su sedici) sopravvissuti ancora vivi alla deportazione dei 1023 ebrei del 16 ottobre 1943. Camerino è arrivato nel Tempio Maggiore direttamente dal Vaticano, dopo un incontro privato con papa Francesco accompagnato dal fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Memoria. Uscendo dalla sinagoga il capo dello Stato Napolitano ha voluto spingere la legge sul negazionismo. Entrando era stato accolto da Samy Modiano, un ebreo che ad Auschwitz arrivò dopo un viaggio infinito da Rodi. Sarà di nuovo domani in quel campo Samy Modiano, insieme al sindaco di Roma e ai ragazzi delle scuole. Il perché lo ha spiegato direttamente a Napolitano: «Presidente questa è una missione che mi ha lasciato il padreterno. Quella di trasmettere ai posteri due parole appena: “Mai più”».