Fonte:
www.amadeu-antonio-stiftung.de
L’istituto di ricerca interdisciplinare sul conflitto e la violenza dell’università di Bielefeld, in collaborazione con un gruppo di ricercatori delle università di Amsterdam, Budapest, Grenoble, Lisbona, Marburgo, Oxford, Padova, Parigi e Varsavia, ha condotto un nuovo studio (dopo quello del 2002) sulla diffusione del pregiudizio, del razzismo e della discriminazione in otto paesi europei.
Sono state intervistate 8000 persone tra Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Portogallo, Polonia, e Ungheria.
In Europa i pregiudizi sono ampiamente diffusi, tuttavia, il livello di razzismo varia a seconda dei paesi. L’Olanda è dove si riscontrano le percentuali più basse, seguita da Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Portogallo. Polonia ed Ungheria presentano invece il livello più alto di diffusione di pregiudizi.
Confrontando l’ultimo rapporto con quello del 2002, emerge che il livello di risentimento nei confronti delle principali minoranze s’è ridotto -sessismo e razzismo in modo considerevole, islamofobia leggermente. Ci sono solo due eccezioni: omofobia ed antisemitismo. L’odio nei confronti di queste due minoranze è in crescita.
Per quanto riguarda l’antisemitismo,il 50 per cento dei polacchi e il 69 degli ungheresi (il 21 % degli italiani, il 24 degli europei) pensano che “gli ebrei hanno troppo potere nel nostro paese”. Nel Regno Unito ed in Francia, dove gli ebrei sono molti di più, queste cifre sono più basse (il 13% e il 27%). Interessante è la risposta alla domanda se gli ebrei traggano vantaggio dall’essere stati vittime della Shoah. Concordano il 70 per cento dei polacchi, il 68 degli ungheresi, il 52 dei portoghesi, il 48 dei tedeschi e anche il 40 per cento degli italiani, in linea con la media europea del 41. Chi ci crede di meno sono britannici e olandesi, intorno al 20. Gli ebrei “pensano solo a se stessi” per il 31% degli europei (55 per cento dei polacchi e dei portoghesi, 50 degli ungheresi, 27 degli italiani), “non arricchiscono la nostra cultura” per il 38% degli europei (e qui gli italiani hanno il record oltre il 50 per cento e poi vengono subito i soliti polacchi, portoghesi e ungheresi intorno al 48).
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