Fonte:
Il Secolo XIX
Negli ultimi anni due serie televisive di enorme successo sono state accusate di diffondere l’antisemitismo nel mondo arabo musulmano.
Nel novembre del 2002 la televisione di stato egiziana ed altre emittenti dei vicini paesi arabi mandarono in onda 41 puntate di una serie intitolata “Knight Without a Horse”, ispirata al noto documento antisemita “Protocollo dei savi anziani di Sion”. In un episodio si vedevano, radunati in una stanza buia decorata con strani simboli, alcuni ebrei che discutevano a proposito della costituzione di uno stato ebraico in Palestina, con la complicità della Gran Bretagna – interessata a frammentare l’unità dei musulmani.
L’anno seguente Al-Manar, canale satellitare di Hezbollah in Libano, trasmise 30 puntate – un successo con milioni di spettatori – di una produzione siriana dal titolo “Al-Shatat” o “Diaspora”: raccontava la storia del sionismo a partire dal XIX secolo fino alla fondazione di Israele, frutto di una gigantesca cospirazione segreta ebraica. La serie tv si scagliava fortemente contro gli ebrei, responsabili di aver seminato morte e distruzione sull’umanità, di aver scatenato entrambe le guerre mondiali, di aver scoperto le armi chimiche ed ancora di aver distrutto Hiroshima e Nagasaki con la bomba atomica.
In realtà, nel mondo classico islamico esistono ben poche dimostrazioni di un antisemitismo radicato. Secondo Bernard Lewis, studioso di storia islamica, a differenza dei cristiani, l’atteggiamento dei musulmani nei confronti degli ebrei non era caratterizzato tanto dall’odio o dalla paura, ma piuttosto da un certo disprezzo – questo sì? verso tutti i non credenti. Al contrario di molti filosofi europei dell’Illuminismo che hanno spesso attaccato la società ebraica, negli scritti dei grandi filosofi arabi non si trova nulla del genere.
Lewis attribuisce al rifiuto dell’uccisione di Cristo questa “assenza di antisemitismo” nella tradizione islamica: i Vangeli non sono per nulla insegnati, ai bambini arabi non vengono raccontate le storie della morte di Cristo e il Corano non utilizza termini che incriminino gli ebrei.
Dopo aver esaminato la storia delle relazioni tra ebrei e musulmani nel suo libro “Semiti ed antisemiti”, Lewis conclude che la teologia ebraica è più simile a quella musulmana piuttosto che a quella cristiana, ben più distante. Gli ebrei hanno vissuto sotto la dominazione araba per 14 secoli in diversi paesi, sicuramente discriminati ed emarginati, ma mai perseguitati; gli ebrei insomma non erano considerati “diabolici”, né tantomeno “cospiratori” o “dominatori”.
L’emittente Al-Manar si proclama oggi la voce dell’islamismo in tutto il mondo; i suoi innumerevoli filmati che promuovono e osannano – con una grafica ed una musica accattivanti – gli attentati suicidi, le bombe e gli attacchi contro Israele vanno per la maggiore. Tuttavia i media arabi respingono le critiche dell’occidente, sostenendo che programmi come “Al-Shatat” e “Knight Without a Horse” non vogliono per nulla diffondere l’antisemitismo; anzi gran parte dei leaders e degli intellettuali arabi sono convinti che sia tutta una macchinazione delle organizzazioni ebraiche di Europa e Stati Uniti per “proteggere” Israele ed attaccare i musulmani.
Vari studiosi considerano Hamas e Al-Qaida, oltre ad Hezbollah, i gruppi islamici maggiormente antisemiti. Hamas si fonda sul credo della superiorità islamica e considera il capitalismo, il comunismo, l’occidente e il sionismo nemici giurati pronti a distruggere Islam e Palestina; e che dire poi di Al-Qaida che fa ampiamente uso di una retorica antisemita e disprezza gli ebrei, gli “eterni nemici”.
Quindi questo antisemitismo dei movimenti islamici si è diffuso in tempi piuttosto recenti; in realtà furono, anche nei paesi arabi, i cristiani a divulgare (soprattutto traducendo in arabo testi profondamente antisemiti) e a promuovere l’odio verso gli ebrei – considerati da sempre pericolosi concorrenti nel commercio e nell’economia. Un esempio è la traduzione araba di un libro francese di Georges Corneilhan (pubblicato per la prima volta nel 1889 a Parigi): un testo che descriveva le vicende in Egitto e Siria degli ebrei e li tacciava di corruzione e di voler distruggere la Francia e il mondo intero. Oppure prendiamo le opere dell’autore cristiano Habib Faris che, illustrando miti e leggende antisemite, denunciavano gli ebrei, colpevoli di compiere sacrifici ed altri orribili riti (tali racconti sono stati ripresi poi nella serie tv di Al-Manar).
L’impero ottomano non era favorevole a tali tentativi di diffamazione degli ebrei; anzi spesso, per non turbare l’ordine pubblico, fece chiudere testate giornalistiche coinvolte nella diffusione dell’ideologia antisemita.
Negli anni ’30 invece la propaganda tedesca riuscì a farsi sentire anche in medio oriente. Seth Arsenian, ex funzionario dell’intelligence britannica, ha rilevato che, dal 1938 fino al termine della guerra, un’emittente radiofonica di Zeesen (nei pressi di Berlino) era davvero in voga nei paesi arabi, per farsi conoscere “sfruttava” persino esuli ed intellettuali arabi in Germania. La radio tedesca incitava gli arabi contro gli Alleati, bramosi di conquiste ed intenzionati a eliminare per sempre i musulmani. Invitava alla resistenza contro gli avversari, controllati e sottomessi dagli ebrei; gli arabi dovevano difendersi e la Germania era l’unico possibile alleato dell’Islam. Gli ebrei, a loro volta, erano “pedine” mosse dalla Gran Bretagna per annientare la Palestina e controllare l’intero medio oriente – e le riserve petrolifere. La propaganda tedesca raggiunse indubbiamente il suo scopo, si guadagnò la fiducia e l’attenzione dei musulmani e riuscì ad incoraggiare la rivolta armata contro gli inglesi.
Matthias Kuntzel, politologo tedesco, concorda con Lewis nell’affermare che l’antisemitismo non è mai stato una caratteristica della cultura islamica, bensìè frutto dell’influenza delle ideologie europee. In un suo studio del 2005 (basato sul lavoro di Arsenian), Kuntzel ipotizza che fu proprio la dottrina nazista (tra il ’37 e il ’45) a generare l’antisemitismo nella cultura musulmana.
Radio Zeesen concluse le sue trasmissioni nell’aprile del 1945; purtroppo però da allora le sue “frequenze” di odio hanno continuato a riverberarsi in tutto il mondo islamico.
Riaz Hassan
RIAZ HASSAN è ricercatore ARC e professore emerito alla “Flinders University” di Adelaide, Australia. Il suo ultimo libro, “Inside Muslim Minds: Understanding Islamic Consciousness”, verrà pubblicato entro la fine dell’anno.
© Yale Center for the Study of Globalization
(Traduzione di Elisa Teja)