Fonte:
www.haaretz.com
La Fondazione Bertelsmann ha realizzato un sondaggio sul rapporto tra tedeschi ed ebrei sui temi della Shoà e di Israele.
Il sondaggio, compiuto contemporaneamente in Israele, in Germania e tra gli ebrei statunitensi, rivela che il 58% dei tedeschi vorrebbe “mettersi il passato alle spalle”, mentre il 74% degli israeliani è in disaccordo. Inoltre il 78% degli israeliani crede che la persecuzione degli ebrei sotto Hitler abbia un impatto negativo sull’atteggiamento degli israeliani nei confronti dei tedeschi oggi, contro il 52% dei tedeschi che ritiene che essa influenzi l’atteggiamento degli israeliani nei loro confronti.
Queste differenze indicano che i tedeschi tendono a minimizzare l’influenza del passato sugli atteggiamenti attuali e che sono più interessati degli israeliani a lasciar cadere il discorso sul tema, anche se vi è che ritiene che in realtà siano i tedeschi ad alimentare incessantemente il dibattito sulla Shoà e sulle sue implicazioni.
Il dato più scomodo del sondaggio è di fatto legato al presente. All’enunciato “Quello che lo stato di Israele sta facendo ai palestinesi non è diverso in linea principio da ciò che i nazisti fecero agli ebrei” il 30% dei tedeschi ha risposto “sono molto d’accordo” o “sono parzialmente d’accordo” (il 59% si è dichiarato “in parziale disaccordo” o “in forte disaccordo”).
Ad un enunciato parallelo, “Israele sta compiendo una guerra di sterminio contro i palestinesi”, il 30% dei tedeschi ha risposto “sono molto d’accordo” o “sono parzialmente d’accordo” (il 59% si è dichiarato “in parziale disaccordo” o “in forte disaccordo”).
Il rappresentante della Fondazione Bertelsmann in Israele, Stephan Vopel, crede che queste percentuali non siano un indice di antisemitismo.
“In Germania, la percentuale di antisemiti si aggira intorno al 15% – 20% in modo stabile negli anni e non sono anomale in Europa. Da un punto di vista sociologico, si tratta di persone anziane con un basso livello di scolarità. Ad esse si aggiungono individui con un retroterra diverso, con motivazioni diverse, per la maggior parte psicologiche, e in maggioranza con l’obiettivo di alleviare il peso della Shoà. Pensano che se gli ebrei “non sono ok”, allora forse noi siamo meno “non ok”. “
“Un fenomeno strano nel dibattito tedesco è la comprensione totale delle motivazioni dei ‘nemici di Israele’. Non è importante quello che fanno – ad Israele o ai membri del loro stesso popolo – li comprendiamo sempre. Abbiamo sempre una spiegazione. ‘E’ perchè sono poveri’ o ‘è perchè sono infelici’. Dall’altra parte, nei confronti di Israele vi sono sempre richieste molto esigenti dal punto di vista umanitario. C’è sempre un doppio standard nel dibattito tedesco.”
Vi è comunque un calo nell’espressione dell’antisemitismo classico ed una crescita della comprensione per le ragioni di Israele. Il sondaggio della Bertelsmann è stato comparato con un’indagine simile compiuta dal settimanale Der Spiegel nel 1991: il 46% dei tedeschi ora crede che “gli ebrei cerchino di usare il passato a loro vantaggio”, contro il 57% del 1991.
Il 56% dei tedeschi rifiuta l’affermazione “gli ebrei hanno troppa influenza nel mondo”, contro il 32% del 1991; il 58% dei tedeschi rifiuta l’enunciato “anche gli ebrei sono in parte responsabili per l’odio e le persecuzioni che subiscono” contro il 49% del 1991.
Alla domanda “Da che parte stai?” il 28% dei tedeschi ha risposto di sostenere Israele, il 14% gli arabi e il 37% si è dichiarato indifferente o equidistante. Nel 1991, solo l’8% aveva risposto di sostenere Israele.
Alla domanda “in generale, cosa pensi di Israele”, il 35% dei tedeschi ha risposto di avere “un’ottima opinione” o “un’opinione piuttosto buona” e il 44% ha dichiarato di avere un’opinione “pessima” o “piuttosto cattiva”.
(Resoconto tratto dall’articolo: The other side of memory, www.haaretz.com, 12/02/2007)