Luogo:
Milano
Autore:
Enzo Campelli, Roberta Cipollini
Anno:
1984
Costituito da sei saggi, da una Nota metodologica finale di Campelli, dai graffiti del questionario e dal questionario medesimo, il volume è il risultato di un’indagine sociologica condotta su un campione di cittadini romani, con l’intento di analizzare “le opinioni correnti intorno al complesso tessuto di problemi sollevati dagli episodi di intolleranza e, in particolare, le valutazioni emergenti sulle caratteristiche specifiche dell’antisemitismo” (R. Cipollini, p. 151). Nel suo saggio d’apertura, Il problema dell’antisemitismo (pp.13-85), E. Campelli ricostruisce la storia di alcuni filoni della cultura antisemita -compreso l’antigiudaismo cattolico (pp.31-61) -, utilizzando spesso un’ottica d’analisi che privilegia gli aspetti socio-psicologici del problema. Probabilmente è l’indagine più accurata, condotta in Italia, sulla persistenza di pregiudizi antiebraici. L’indagine fu condotta a ridosso di una nuova ventata di antisemitismo, in seguito al precipitare del conflitto in Medio Oriente nel 1982. L’invasione israeliana del Libano e la strage di centinaia di palestinesi nei campi di Sabra e Shatila -una strage perpetrata da milizie libanesi, ma resa possibile dall’ambiguo atteggiamento dell’esercito israeliano – provocarono una recrudescenza di antisemitismo in diversi paesi europei, Italia compresa. Oltre allo stillicidio di atteggiamenti antiebraici, il 25 giugno a Roma, durante un corteo sindacale, un gruppo di manifestanti si rese autore di un macabro gesto scandendo slogans antisemiti e deponendo una bara davanti alla lapide in ricordo dei deportati nei Lager situata vicino alla Sinagoga. Il 9 novembre, poi, ci fu un attentato al di fuori del Tempio, al termine di un’importante funzione religiosa. Il saggio della Cipollini, Note su un dibattito incompiuto: analisi della stampa (pp. 101-143) è una precisa ricostruzione dell’atteggiamento della stampa italiana e del vivace dibattito fra gli intellettuali durante i mesi della crisi libanese. Nei saggi propriamente dedicati all’analisi dei dati dell’indagine (R. Cipollini, L’antisemitismo a Roma, pp.149-202: E. Campelli, L’antisemitismo a Roma, pp. 203-280), emergono quasi tutte le scansioni che compongono l’immaginario antiebraico. Fra i tanti aspetti, sono da rilevarne almeno due. Il primo è che, per quanto riguarda le ipotesi sulla consistenza numerica degli ebrei, “tanto più alto è il livello di istruzione e di status professionale tanto più è significativa la sopravvalutazione numerica del gruppo ebraico”. (R. Cipollini, p. 190). Il secondo è che “[…] la guerra medio-orientale[…] ha […] appannato il legame fra ebreo e progressista, fra ebreo e “una certa area” delle forze di sinistra. Si fa strada la percezione di un antisemitismo “di sinistra”: non solo nel senso di un antisemitismo professato da persone che dichiarano di trovare “a sinistra” la loro collocazione politico-ideologica, ma anche in quello più temibile di un antisemitismo sostenuto con argomentazioni che si pretendono “di sinistra” (p.247).