Fonte:
Il Gazzettino Venezia e Mestre
Autore:
Dario Calimani
Pound, poeta notevole ma viscerale antisemita
A giorni, a Venezia, il Teatro Stabile del Veneto e la Regione omaggeranno Ezra Pound, uomo e poeta. Su queste pagine, Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, definisce Pound “un gigante del pensiero moderno”, e prosegue: “osteggiato da una certa cultura perché non politicamente corretto: riferimento della grande letteratura più raffinata, tentarono di negarlo per decenni. Fortunatamente intellettuali di ieri e di oggi, liberi pensatori e uomini di cultura, quella vera, hanno perspicacemente tenuto in vita il pensiero di questo straordinario poeta del Novecento per unicità nella scelta della letteratura, della vita, della filosofia politica”. A parte il fatto che saremmo curiosi di apprendere quale sia la “cultura, quella vera”, proposta dall’assessore Donazzan, e quale di conseguenza quella falsa, tornerebbe utile qualche sporadica precisazione. Di Pound nessuno ha mai sottovalutato la qualità del poeta. Lo dimostrano la diffusione delle sue opere e l’attenzione dei critici. E neppure il Pound critico, selettivo ed escludente, con lo sguardo rivolto al passato, è mai stato trascurato, tanto meno oscurato. Pound ha diritto al suo posto, anche se forse non olimpico, come poeta e come critico. Occupa però un suo posto anche nel campo del pensiero politico, quello che l’assessora Donazzan pensa sia da rivalutare: “un gigante del pensiero moderno” (sic!). Purtroppo, perché non di pensiero politico si tratta, bensì di razz ismo antisemita. Pound non è stato solo un `traditore’ della sua stessa patria, ammiratore e collaboratore del fascismo e di Mussolini. Fu infatti espressione di un antisemitismo viscerale e subdolo, mascherato da ingenua politica. economica. Sua è la denuncia della finanza come usura, di cui gli ebrei erano, per lui, emblematicamente protagonisti: una rete segreta di malvagi banchieri ebrei che affliggevano il mondo intero. Non per nulla Pound lodava il Mein Kampf di Hitler, e consigliava la lettura dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, il libello che smascherava il presunto complotto internazionale pluto-giudaico-massonico. Nelle sue trasmissioni radiofoniche per l’EIAR, nel 1940, diceva agli inglesi: “Avete fatto entrare l’ebreo e l’ebreo ha fatto marcire il vostro impero, e voi stessi avete superato l’ebreo in ebraizzazione”; la “melma ebraica”, diceva, minaccia “l’estinzione totale” della razza bianca. Il suo rigurgito rabbioso contro l’ebraismo mondiale avvelenarono l’aria negli stessi giorni in cui sei milioni di ebrei, tutti banchieri e finanzieri, venivano sterminati nei campi nazisti, con la collaborazione volenterosa di alleati e collaboratori italiani. Nel clima politico e culturale attuale, si comprende che certi temi cari alla destra ritornino di moda. Ma una cosa è la fantasia poetica e un’altra è la realtà della vita, che dalle belle fantasie poetiche viene talora devastata. Onesto sarebbe riconoscerlo. La destra ha prodotto alta cultura poetica, da Yeats a Pound a Eliot a Celine. Non ha prodotto altrettanto spirito di umanità, quanto, invece, intolleranza e spirito suprematista. Non di rado odio razzista. Quando la finta diagnosi di schizofrenia salvò Pound dalla sedia elettrica, nell’ospedale criminale di St. Elizabeths, a Washington, la sua cerchia di amici quotidiani era composta da giovani fan abbigliati da neonazisti. In conclusione e a chiarimento, nessuno negherà mai la qualità della sua poesia, seppur enigmatica e per pochi eletti, e che in troppi fingono di aver letto. Una nicchia museale si può riservare anche alla sua critica. Difficilmente, tuttavia, si potrà affermare che Pound sia stato guida culturale illuminata di una generazione — che non sia la generazione perduta, partecipe e collaboratrice dello sterminio del Novecento.