Fonte:
la Repubblica
Autore:
Alessandra Longo
Insulti alla Montalcini, lite con Pacifici l’antisemitismo nel circo del leader
Offende la Shoah, bufera su Grillo
L’ossessione contro la lobby ebraica e l’elogio di Ahmadinejad: “Lo traducono male”
Chissà come sarà fiero Grillo di essersi guadagnato ancora una volta i titoli dell’odiata stampa di regime. No, nessun incidente, nessuna gaffe: sono autentiche e pensate quelle frasi vomitate ad effetto sulla carne e la memoria delle persone. Anche Auschwitz può trovare posto nel suo circo.
E se qualcuno s’indigna chi se ne frega, come direbbe Benito. Grillo e gli ebrei: storia lunga. E anche molto sgradevole. A cominciare dalle parole che il comico pronunciò nel lontano 2001 nei confronti di Rita Levi Montalcini. La chiamò «vecchia puttana», accusandola di essersi fatta pagare da un’azienda farmaceutica il premio Nobel. Lei querelò, lui pagò la multa E non era nemmeno la prima volta che si cimentava ad offendere. Nel 1996 ecco il paragone tra Adolf Eichmann e Cesare Romiti, allora presidente della Fiat: «Eichmann ha gasato tre milioni di persone per un ideale distorto. L’ altro gasa milioni di persone per un conto corrente». Quasi a dire: meglio il primo. Le camere a gas e la marmitta Fiat, i sei milioni di morti che diventano tre. Parole messe assieme per colpire, dissacrare, insensibilità, ignoranza, il dileggio per la Levi Montalcini, «quella con lo zucchero filato in testa», il disprezzo per Gianfranco Fini, di ritorno da Gerusalemme («Si è messo la papalina, ha dato due testate al Muro del Pianto, si è circonciso da solo tre volte») . Antisemitismo da bar, l’hanno definito. Ora, dopo l’ultima performance, Auschwitz e Primo Levi usati per lo show, il giudizio dovrà essere più tranchant. Il comico non fa ridere, il politico ancora meno. Aveva visto giusto Bet Shlomo, portavoce della sinagoga di Milano: «Grillo ha un problema, non solo con Israele, ma anche con gli ebrei». Era il 2012 e il leader CinqueStelle si era concesso un’intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. Lunga agiografia del regime iraniano e del suo dittatore (la moglie di Grillo, Parvin Tadjik, è iraniana): Ahmadinejad? «Lo traducono male. Anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden mio suocero mi spiegava che le traduzioni non erano esatte». E poi ecco l’ossessione della «lobby ebraica» che controlla l’Europa, e anche l’America, la quale America, a sua volta, «occupa» l’Italia… Intervista monitorata con preoccupazione dalle Associazioni ebraiche internazionali, al contrario lodata da Irib, la radio ufficiale iraniana: «L’analisi di Grillo è oro colato contro i poteri forti, i servi delle banche e dei padroni sionisti». Per la verità, i complimenti di certi estimatori andrebbero anche a Roberta Lombardi, già capogruppo dei deputati grillini, balzata agli onori delle cronache per la sua generosa descrizione del fascismo «prima che degenerasse»: «Un’ideologia con un altissimo senso dello Stato e della famiglia».
Il qualunquismo, il populismo di destra, l’iperbole, il complottismo che trasforma persino la Val di Susa nella «Striscia di Gaza dell’Europa». Le parole che aprono il varco, incoraggiano oscenità senza controllo. II blog del comico si riempie di frasi come queste: «Non sono razzista o fascista. Hitler era sicuramente un pazzo malato, ma la sua idea di eliminare gli ebrei aveva come obiettivo di eliminare la loro dittatura finanziaria». Sempre la Rete, evocata come il totem della vera democrazia: «Gli ebrei hanno una memoria selettiva. Il sangue e la sofferenza ai banchieri non interessa». Nel mirino anche Gad Lerner, definito «verme ebreo». Insulto poi cancellato dal blog dopo uno scambio di battute tra il giornalista e Grillo.
Ma l’episodio più noto, perlomeno fino alla dissacrazione di Primo Levi, è la lite di Grillo con Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma ( ieri in lutto per la morte del padre Emanuele, scampato alla Shoah). Era il marzo 2013 quando Pacifici rilasciò un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz. Riassunto della conversazione.: «Grillo ancora più pericoloso dei fascisti». E ancora: «Gli ebrei italiani dovrebbero pensare di andare in Israele». Scoppiò il caso. «Mai pronunciato quelle frasi», precisò il presidente degli ebrei romani, «ho solo detto che alcune terminologie usate da Grillo, come ” l’inutilità” dei partiti, sono state mutuate dal “Mein Kampf ». Non poco come accusa. Ma l’uomo di spettacolo Grillo, difensore d’ufficio dell’attore Mel Gibson, scansato a Hollywood per il suo antisemitismo, sicuramente se la ride. I sondaggi accreditano il Movimento al secondo posto. Il resto — la storia manomessa, la memoria e le persone violate — non conta.