Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Fabrizio Peronaci
A Roma svastiche e minacce sui negozi degli ebrei
ROMA — Stavolta, rispetto ai non pochi precedenti, ha lasciato senza fiato la regia dell’azione. Un raid attuato in vari quartieri, da Prati a San Giovanni, dall’Eur ai Colli Portuensi, passando per il centro storico, quasi a voler dare una dimostrazione di forra. I cittadini più mattinieri che hanno visto i manifesti attaccati sui loro palazzi non credevano ai loro occhi.
«Anna Frank cantastorie», diceva una lugubre scritta nera su fondo bianco, sormontata da una svastica, all’Appio. Numerosi i negozi gestiti da ebrei imbrattati con insulti, sulle saracinesche o sulle vetrine. «Giudei, la vostra fine è vicina», era lo slogan delirante vergato con lo spray in via della Lupa. E ancora, in via Cola di Rienzo e via Ottaviano, parole d’ordine senza precedenti: «Ogni palestinese è come un camerata, stesso nemico stessa barricata», quasi a evocare una saldatura tra estremismo di destra e di sinistra.
Alba di ieri, 28 luglio 2014. Una data che la comunità ebraica romana ricorderà a lungo. Le oltre settanta scritte con svastiche e celtiche apparse su muri e serrande al presidente, Riccardo Pacifici, hanno subito ricordato un’analoga ondata di odio avvenuta negli anni Novanta: «La mente corre al 1993, quando alcune stelle gialle furono attaccate all’entrata di negozi di ebrei. Ci appelliamo al sindaco e al questore per individuare gli autori. Roma non può diventare come Parigi, dove gli ebrei sono assaltati, le sinagoghe circondate e girare con la kippà in testa è un peri-colo concreto».
Nel pomeriggio Pacifici ha parlato al telefono con il premier Matteo Renzi, che ha assicurato di seguire da vicino l’escalation, per valutare «iniziative adeguate». Allerta massima alla Digos: la guerra a Gaza sembra aver alimentato un’unica regia tra opposti estremismi. Come ha fatto notare l’assessore della comunità, Ruben Della Rocca, preoccupa «che l’antisionismo di chi critica aspramente la politica di Israele sfoci sempre più spesso nell’antisemitismo». C’è un dettaglio non irrilevante all’esame degli inquirenti: l’azione — oltre che simultanea e «a raggiera» — è stata ben mirata. Mandanti ed esecutori della provocazione non hanno colpito a caso, ma scelto consapevolmente i negozi di proprietà di ebrei (soprattutto in zona San Giovanni), tanto che in alcuni casi hanno scritto il nome di battesimo del commerciante, accompagnato dall’epiteto («sporco» o «infame»). Appena saputo del raid, il sindaco Ignazio Marino ha disposto la rimozione dei manifesti. «Le scritte antisemite apparse in diverse aree della città sono una vergogna e un’offesa a tutti i romani». Unanimi le dichiarazioni di sdegno e condanna. «Sono vicino alla comunità ebraica per i gravi gesti di incivile intolleranza – ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano — l’attenzione delle forze dell’ordine è massima al fine di individuare prima possibile i responsabili e di arginare altri deprecabili gesti».
Solidarietà alla comunità ebraica è stata espressa da esponenti di tutte le forze politiche, dalla Confcommercio e dai sindacati, nonché dall’Anpi di Roma, che ha condannato queste manifestazioni strumentali di odio «a nome dei partigiani ancora in vita e di coloro che hanno dato la propria per combattere i nazifascisti». Stefano Pedica, della direzione dei Democratici del Lazio, è stato lapidario: «Spero che al più presto questi soliti idioti vengano individuati, puniti severamente e poi rimandati a lezione di storia».